
Era arrivato tra squilli di tromba e rulli di tamburo con il marchio prestigioso dell’università di Oxford. AZ sembrava la soluzione del problema pandemia. Oltretutto costava anche poco.
Invece ben presto aveva suscitato dubbi sulla sua sicurezza ed efficacia e si è lasciato dietro anche alcune vittime. Quindi, dopo una serie di ordini e contrordini e una lunga sequela di polemiche, dalle periferie è arrivato lo stop definitivo.
Così, alla fine, se n’é andato, ma in punta di piedi, senza salutare e senza nessun messaggio di addio ufficiale.
Infatti nessuno aveva saputo della sua scomparsa dai centri vaccinali. Molti, probabilmente, pensano che ci sia ancora. Infatti la notizia della sua partenza per altri lidi è passata sotto silenzio.
Il primo a dare la notizia è stato il Post. In uno dei soliti lunghi articoli si spiegava che le regioni avevano smesso di usare l’AZ e non ne volevano più sapere. Quindi le nostre non trascurabili riserve stanno prendendo la strada dei paesi più poveri che, invece, sono piuttosto a corto di vaccini.
La notizia è stata ripresa da altri giornali, ma con ben poco risalto, come se non si dovesse sapere in giro. Conosco tanti indecisi che temevano di incappare nel Vaxzevria. Ma, quando hanno saputo che non correvano più questo rischio, alcuni di loro si sono vaccinati.
Non è detto che tutti facciano così, ma varrebbe la pena di farlo sapere chiaramente, invece di continuare a puntare minacciosamente il dito contro i renitenti al vaccino e diffondere continuamente le rampogne dei tanti pseudo esperti che ancora affollano i media ed aumentano ogni giorno i dubbi a chi ne ha già.
Il disastro comunicativo continua.