E’ mancato all’affetto dei suoi cari Vaxzevria, meglio conosciuto come vaccino anticovid dell’AstraZeneca.
Ne danno il triste annuncio l’EMA, la ditta produttrice e i vaccinandi tutti, o quasi.
Partecipazioni al lutto.
Boris Johnson lo ricorda quando, quando con grande senso del dovere e sprezzo del pericolo si lanciò da solo contro il virus.
Speranza, invece, non riesce a credere che sia morto. “Vaxzevria, è vivo e lotta insieme a noi,” ha dichiarato alle agenzie di stampa.
Anche Mario Draghi non riesce a farsene una ragione. “ Era giovane, pieno di vita e di qualità. Una soprattutto, costava così poco.
Bersani ha dichiarato che la storia di quel farmaco è piuttosto strana. Molto simile alla sua famosa metafora del tacchino sul tetto che nessuno ha mai capito. Forse nemmeno lui.
I radical chic, invece, sono addolorati per la scomparsa del vaccino proletario, ennesima vittima dell’imperialismo americano
La Meloni si è detta dispiaciuta per la prematura dipartita ma non troppo. In fondo quel vaccino era figlio della perfida Albione.
Salvini la pensa allo stesso modo, ma, per differenziarsi, ha detto che, in fondo, niente e nessuno è insostituibile. Il posto del defunto vaccino potrebbe essere preso da quello del suo amico Putin.
Il necrologio più addolorato è quello dei cosiddetti esperti e degli opinionisti. Il loro cruccio è che sia scomparso un medicinale efficace, efficacissimo, e sicuro, sicurissimo. Almeno fino a quando lo dirà Draghi.
Infine i più preoccupati sono gli esodati del vaccino. Quelli che hanno ricevuto la prima dose di Vaxzevria. Temono sia di ricevere la seconda dose che l’asl ha messo da perte per loro, sia di vedersi iniettare uno dei due vaccini di lusso. Idea che per molti è sedicente, ma il cocktail sarà indigesto?