Il sogno di B

L’hanno accusato di intelligenza col nemico e di far traballare il governo ancora prima che nascesse. Hanno persino messo in dubbio la sua salute mentale. Secondo i giornali anche i suoi due figli Mediaset sarebbero preoccupati per le dichiarazioni dell’anziano genitore e avrebbero cercato di farlo ragionare pregandolo di starsene tranquillo in parlamento a curare gli interessi dell’azienda come ha sempre fatto.

Ma lui l’ex Cav. guarda avanti e vuole lasciare un segno nella storia e non solo nella cronaca giudiziaria. Visto che al governo non potrà fare molto e che, delle sue pendenze giudiziarie residue se ne occuperà, probabilmente con zelo, il nuovo ministro della giustizia, può dedicarsi ad imprese più difficili e più nobili.

E quale obiettivo è più nobile della pace? Secondo i suoi più stretti collaboratori, infatti, il suo sogno non è più quello di creare un milione di posti di lavoro o di piantare un milione di alberi. Questa volta punta più in alto. Dopo aver riallacciato i rapporti con il suo amico Putin vorrebbe incontrarlo per convincerlo a cessare le ostilità in Ucraina.

Come pensi di fare non si sa. Forse tenterà di farlo ubriacare con il lambrusco, o con il prosecco. Oppure organizzerà cene eleganti al Cremlino con le ex olgettine, Poi , se tutto questo non bastasse, potrebbe sempre ricorrere alle sue famose barzellette.

Ma qualunque strategia abbia in mente, se riuscisse nell’impresa, sa che potrebbe ottenere la riconoscenza di italiani ed europei. Potrebbe essere un successone. Poi, magari, chissà, potrebbe anche scapparci il nobel per la pace.

Ma, per, adesso questa sembra solo una vaga idea, un sogno, che potrebbe diventare l’ultimo spettacolo di un vecchio attore del teatrino della politica, oppure l’ennesima barzelletta.

Amici e nemici

Non passa giorno senza che l’ex Cav non faccia parlare di se.

Gli piace ancora troppo stare al centro del palcoscenico mediatico mentre il nascituro governo proprio non gli piace. Uno spettacolo che non lo vede protagonista non lo sopporta. Anche la Meloni non sembra essergli molto simpatica.

Così per metterla in difficoltà ha pensato bene di rinverdire la sua amicizia con Putin. Dopo tutto non si era solo fatto fotografare in sua compagnia con un voluminoso colbacco in testa, ma aveva anche ospitato più volte le sue figlie a villa Certosa, in Sardegna, per le vacanze estive.

Molti pensano che sia ormai fuori controllo. Anche i figli sembrano preoccupati, ma questa volta, secondo alcuni, potrebbe non trattarsi  di uno svarione dovuto all’età. Il suo discorso sulle cause della guerra è stato chiaro, conteneva date e numeri precisi e lo ha portato a termine senza esitazioni. Non male per uno che riesce a malapena a raccontare barzellette.

Anche la richiesta di riserbo sembrava quella che si fa ad un conoscente o ad un collega di lavoro particolarmente pettegolo, quando gli si riferisce una notizia che si vuole far sapere in giro. In questo caso potrebbe essere uno dei neo deputati di FI che lo stavano ascoltando .Forse uno di quelli rimasti in piedi a causa della carenza di posti a sedere.

Un problema che anche l’ex Cav ha più volte sottolineato rivendicando lo stesso numero di poltrone della Lega che ha ottenuto più o meno lo stesso numero di voti  di FI, ma più seggi a causa del meccanismo intricato del rosatellum. 

Ma comunque vada l’ex Cav intende continuare a coltivare le sue amicizie. Per lui è una cosa normale che ha sempre fatto e poi ci tiene ad esser amico di tutti.La sua fortuna l’ha costruita così. 

Quindi non capisce, o finge di non capire, cosa ci sia di sbagliato nella sua amicizia con Putin.

Seguendo questa vicenda mi è tornato in mente un episodio di qualche settimana fa. Mentre tornavo a casa a piedi ho visto un’auto lanciarsi in un sorpasso nonostante il divieto. Poco dopo i vigili l’hanno fermata.

Dall’auto è sceso un signore di una certa età che ha subito chiesto perché l’avessero fermato. Il vigile gli ha fatto notare che aveva appena sorpassato una Panda. E il signore stupito ha sbottato:” E allora? E vietato sorpassare una Panda?.”

Un gelido inverno

Una decina di anni fa, all’inizio di Gennaio si era rotto uno dei tubi che portavano l’acqua ai termosifoni. Il primo problema era stato quello di trovare un idraulico immediatamente disponibile. L’avevo trovato grazie ad un amico ingegnere. Era venuto  il giorno dopo la mia chiamata ma la ricerca  del punto di rottura del tubo, che era nascosto sotto il pavimento, e la sua sostituzione era stata un’impresa lunga e faticosa  durata una decina di giorni. Durante i quali potevamo contare solo su un paio di stufette elettriche. La stanza più calda era la cucina mentre nelle altre c’era una temperatura di poco superiore allo zero. Non potevamo nemmeno contare sul riscaldamento dell’appartamento del piano di sotto perché vivevamo in una villetta singola. Quindi dopo cena o uscivamo per andare in un posto caldo o andavamo a letto presto. Ma non prima di averlo scaldato con uno scaldaletto. Poi andare sotto le coperte calde e accoglienti era il momento più piacevole della giornata. Il peggiore era quello della sveglia mattutina.

Questo episodio mi è tornato in mente in questi giorni dove si rincorrono voci allarmanti sul prossimo inverno.

Quando qualcuno controllerà che le nostre case siano fredde al punto giusto. che le nostre docce non durino che pochi minuti, che le lucette che indicano lo stand by dei nostri elettrodomestici siano spente e che non ce ne siano due accesi contemporaneamente. Oltre, naturalmente, alla cottura a freddo degli spaghetti. Inoltre il poco gas e le poca energia elettrica che potremo consumare li pagheremo più o meno il triplo di quanto li abbiamo pagati finora.

Tuto questo come se fossimo vittime di una qualche catastrofe naturale e non di una guerra a cui nessuno dei nostri governanti ha cercato di porre fine. Anzi ultimamente non se ne parla più. Evidentemente è considerato un argomento scottante da affrontare in campagna elettorale. Solo negli ultimi due giorni la guerra è tornata sulle prime pagine dei giornali.

Ci dicono che gli invasi stanno riconquistando terreno.  Putin e il suo esercito sembrano in difficoltà. Questa, magari, potrebbe essere l’occasione giusta per intavolare una trattativa. Ma gli ordini che arrivano da oltre Oceano dicono di andare avanti fino alla vittoria, ovvero fino a quando gli invasi diventeranno invasori. Un’eventualità che, visti precedenti storici, appare ben poco probabile.

Ma certi ordini non si discutono. Anche a costo di passare un inverno al freddo e al gelo e di vedere chiudere qualche azienda. Intanto il giorno delle elezioni si avvicina…

Sindrome di Stoccolma?

Sembrava fosse stato costretto dalle circostanze e dalle pressioni di Mattarella ad entrare nel governo Draghi. Ma poi, giorno dopo giorno, è diventato più realista del re.

Allo scoppio della guerra in Ucraina è stato uno dei primi a mettersi un elmetto in testa e ad approvare entusiasticamente l’invio di armi e l’aumento delle spese militari Ha votato le sanzioni anti Putin, che fanno più male alla UE che alla Russia, senza battere ciglio.

In poco tempo ha fatto propria la cosiddetta agenda Draghi, ovvero qualche briciola ai poveri caduta dal tavolo dei ricchi.

Eppure veniva dalla scuola della DC che insegnava a dare qualcosa a tutti, anche a chi lavorava per vivere. Ma qualcosa di tangibile, concreto e non una riduzione del fantomatico cuneo fiscale che induce pensieri poco ottimisti se non inquietanti.

Ad esempio la casa. L’INA casa voluta da Fanfani, un progetto per costruire case popolari ma dignitose per i lavoratori, fu un successo e venne apprezzato in Italia e addirittura preso a modello all’estero.

Oggi un politico che proponesse un progetto del genere verrebbe accusato, come minimo, di essere un vetero comunista e uno scialaquatore di denaro pubblico.

Forse lo stesso Letta gli lancerebbe accuse simili, sostenendo che i tempi sono cambiati e bisogna ammettere che anche il super bonus è stato uno sbaglio. Qualcuno potrebbe approfittarne senza averne diritto, come argomentava Draghi. Stesso discorso per il reddito di cittadinanza percepito da gente che non ha i requisiti richiesti e magari non ha neppure alcuna voglia di lavorare.

Non solo. Una volta caduto il governo, in vista delle elezioni  Letta, segretario di un partito che dovrebbe avere qualche reminiscenza di sinistra, intende scegliere i suoi alleati in base alla loro fedeltà al governo neoliberista uscente e senza dubbio di destra. Persino Brunetta va bene. E pensare che qualche anno fa concludeva i comizi col pugno chiuso.

A questo punto una domanda sorge spontanea: Letta ha mostrato il suo vero volto? Oppure è stato rapito da Draghi e dalla sua banda di migliori e adesso è vittima della sindrome di Stoccolma?

Analfabetismi

Ieri mattina sono andato a fare la terza dose. Prima di entrare bisogna compilare un modulo con i dati personali: nome, cognome, data di nascita, codice fiscale ecc. Mentre lo compilavo un signore di circa settant’anni mi ha chiesto se lo potevo aiutare.

Pensavo che avesse dimenticato gli occhiali e invece ho scoperto che aveva difficoltà a leggere e scrivere. Mentre gli compilavo il modulo mi ha detto che era l’ultimo di cinque fratelli, aveva fatto solo la quarta elementare e poi era stato costretto ad andare a lavorare.

Poi, mentre aspettavamo il nostro turno, mi ha raccontato il resto della sua storia. A sedici anni era venuto al nord dalla Sicilia negli anni sessanta e aveva fatto il muratore per più di quarant’anni. Adesso è in pensione e vive qui con la moglie. Con lei ha avuto tre figli, tutti diplomati, ha precisato con orgoglio. 

Ascoltando la sua storia vi è tornato in mente un saggio di Tullio De Mauro. Dove si spiegava che un terzo degli italiani è praticamente analfabeta. Mentre un altro terzo, pur sapendo leggere e scrivere, non è in grado di capire il contenuto dell’editoriale di un giornale. Il saggio risale ai primi anni del terzo millennio, ma credo che la situazione non sia molto cambiata.

Anche oggi chi è al potere ha tutto l’interesse a mantenerci ignoranti. La varie controriforme della scuola ne sono la prova più evidente.

Così possono farci credere, per esempio, che la pandemia è finita, che l’unico cattivo è Putin mentre tutti gli altri sono buoni. Oppure che Draghi è un’eccellenza italiana, che Di Maio è il ministro degli esteri, che Letta è il segretario del PD, che Papa Francesco è comunista e che gli asini volano.

Scelta fatale

Con la guerra si è tornati a parlare dei cosiddetti oligarchi russi. Quelli che, dopo la fine dell’URSS, si impossessarono delle sue risorse naturali.

A quanto pare di questa guerra avrebbero fatto volentieri a meno. Infatti alcuni si sono subito ritrovati con dei conti esteri bloccati dalle sanzioni europee. Mentre quelli che sono soci della Gazprom e i titolari di compagnie petrolifere potrebbero veder diminuire il loro giro di affari. Ma questo si vedrà in seguito. Intanto, la guerra gli ha quantomeno rovinato le vacanze. Infatti  molti hanno chiuso le loro faraoniche ville in  Sardegna e licenziato la servitù. Qualcuno ha anche suggerito di sequestrare i loro giganteschi yacht Insomma, questa guerra  si sta rivelando una sciagura. Al punto che qualcuno di loro starebbe cominciando a pensare a come liberarsi di Putin.

Per ora è solo un’idea da fantapolitica, ma se mai andasse in porto, prima o poi, dovrebbero scegliere qualcuno disposto a curare i loro interessi nella nuova fase politica. Una scelta delicata che dovrebbero fare con molta cura e attenzione.I precedenti, infatti, non sono confortanti.

Alla fine degli anni novanta il loro rappresentante stava per finire il suo mandato, ma non riuscivano ad individuare un valido successore. Dopo giorni e giorni di discussioni e riunioni uno di loro, Boris Berezovskij, annunciò di avere trovato l’uomo giiusto. Un ex funzionario dei sevizi segreti della Germania dell’Est, molto ubbidiente e ligio al dovere. Aggiunse anche che non era molto intelligente ed era meglio così perché avrebbe solo dovuto eseguire i loro ordini senza discutere.

Berezovskij, andò da lui per fargli la proposta e quello all’inizio si schernì dicendo che temeva di non esser all’altezza del ruolo che gli veniva offerto. Ma Berezovskij, lo rassicurò dicendogli che loro lo avrebbero aiutato e seguito passo dopo passo. Così lo convinse ad accettare.  La candidatura fu approvata dagli altri oligarchi e il nuovo arrivato cominciò il suo lavoro con il solito zelo. Cosa che gli oligarchi apprezzarono.

Così nel 2000 Berezovskij, insieme ad Abramovich, finanziarono con 50 milioni di dollari la prima campagna elettorale del prescelto. Il quale però, una volta eletto presidente, cominciò a diventare ostile.

Infatti tre anni dopo Berezovskij, e un altro oligarca furono costretti all’esilio, mentre un terzo che aveva cercato di opporsi, dopo un veloce e iniquo processo, fu spedito in Siberia. Gli altri, vista l’aria che tirava, si adeguarono senza protestare.

Berezovskij, che si era trasferito in Inghilterra, dopo aver subito alcuni attentati, in uno dei quali morì il suo autista, è morto a Londra nel 2013 in circostanze non del tutto chiarite.

Il grigio e poco intelligente ex funzionario del partito si chiamava Vladimir Putin.

La guerra del PIL

Dunque la guerra tanto annunciata è scoppiata. Con il solito corollario di avvenimenti tragici: bombardamenti, morti, feriti e profughi. Poi ci sono le notizie. A volte false, spesso incerte,  quasi sempre imprecise. 

Lo scenario che descrivono sembra provenire dal passato, da circa quarant’anni fa. Quando Reagan definì l’Urss l’impero del male. Forse Biden pensa la stessa cosa della Russia di oggi. Mentre Putin pensa lo stesso della Nato. L’uno ha nostalgia della guerra fredda e l‘altro dell’Urss. 

Ma siamo nel 2022 e il mondo è molto cambiato, seppure non in meglio come molti speravano.

Ma i due contendenti sembrano ignorarlo. L’unica cosa certa è che questo conflitto, come tutte le guerre moderne, colpisce per lo più i civili.

Anche il dopo guerra, che speriamo arrivi al più presto, non sarà indolore per i cittadini ucraini, russi e anche per gli europei. Le tanto annunciate sanzioni per quanto leggere, colpiranno l’economia russa e di conseguenza il popolo russo.

Anche la nostra economia potrebbe risentirne, visti i  numerosi rapporti commerciali che abbiamo con la Russia. Di conseguenza potremmo perdere posti di lavoro e la tanto decantata crescita post pandemica potrebbe subire una brusca frenata. 

Gi stati, le banche e le imprese europee rischiano di perdere una montagna di soldi. Saranno disposti a perderli pur di fermare Putin e le sue mire espansionistiche? Non è affatto certo che lo siano.

Mentre chi si ritrova nel bel mezzo di una guerra può perdere tutto: la casa i famigliari, gli amici e anche la vita. Ma questo nel terzo millennio non sembra avere molto valore. 

Intrigo internazionale

Gli ingredienti di una spie story ci sono tutti. I servizi segreti, i russi, gli americani, le spie e un misterioso testimone scomparso. Un autentico intrigo internazionale.

A quanto pare il nostro Conte di Volturara, nonché presidente del consiglio, avrebbe organizzato un paio di incontri tra i nostri servizi segreti, il ministro della difesa e un procuratore dell’amministrazione Trump. Che avevano il compito di raccogliere informazioni su un presunto complotto ordito dai democratici americani con l‘aiuto dei servizi segreti italiani ai tempi dei governi Renzi e Gentiloni. Governi amici di Obama che avrebbero dato via libera alle nostre spie per cercare o, magari, inventare informazioni utili a screditare Trump e ad impedirne la vittoria.

Gli uomini di Trump sospettano anche che i servizi italiani sappiano dove è nascosto il misterioso professor Misfud, la gola profonda di questa complicata vicenda che dovrebbe saperla lunga anche sul Russiagate. L’intricata storia per cui Trump ha rischiato l’impeachment.

Come siano andati questi incontri non si sa. Anche perché il Conte, che ha la licenza temporanea di capo degli 007 nostrani, ha fatto tutto di nascosto. Forse ha pensato che, essendoci di mezzo i servizi segreti, tutto dovesse rimanere nell’ombra.

Ed è proprio la presenza del Conte, personaggio da commedia all’italiana, nel ruolo del protagonista, che ci da un indizio come andrà a finire la vicenda per noi italiani. Probabilmente in una serie di sospetti, richieste di chiarimenti e interrogazioni parlamentari che non avranno nessuna conseguenza pratica. Salvo strapparci qualche risata.

Ma, alla fine, quello che ha tratto il maggior vantaggio da questa tragicomica storia è proprio lui, il Conte.

Qualcuno ha insinuato che abbia fatto questo favore a Trump in cambio dell’appoggio alla sua conferma come primo ministro dopo il cambio di governo.

Infatti Trump, poco dopo, in uno dei suoi famosi tweet notturni lo ha definito molto talentuoso e ha espresso l’auspicio che rimanesse alla guida del governo anche dopo il cambio di colore.

Che sia vero o no, poco importa. Quel che è certo è che il nostro, in poco tempo, è passato dal ruolo di servitore di due vice presidenti di non eccelsa statura politica, a protagonista di una vicenda in cui si destreggia, con disinvoltura, tra i due uomini più potenti del mondo.

Quindi i casi sono due. O Padre Pio è un santo veramente potente, oppure il nostro ha delle doti insospettabili.
Una sopratutto: l’italica arte di arrangiarsi.

P.S.

Particolare curioso: il prof. Misfud insegnava a Roma alla Link University che ha la sede nel palazzo San Pio V. Il papa che, nel 1571,mise insieme la flotta cristiana che sconfisse quella turca nelle acque di Lepanto. Da allora è diventato il patrono dei sovranisti. Insomma un altro santo di nome Pio sulla strada del Conte.Tutto torna.