Amici e nemici

Non passa giorno senza che l’ex Cav non faccia parlare di se.

Gli piace ancora troppo stare al centro del palcoscenico mediatico mentre il nascituro governo proprio non gli piace. Uno spettacolo che non lo vede protagonista non lo sopporta. Anche la Meloni non sembra essergli molto simpatica.

Così per metterla in difficoltà ha pensato bene di rinverdire la sua amicizia con Putin. Dopo tutto non si era solo fatto fotografare in sua compagnia con un voluminoso colbacco in testa, ma aveva anche ospitato più volte le sue figlie a villa Certosa, in Sardegna, per le vacanze estive.

Molti pensano che sia ormai fuori controllo. Anche i figli sembrano preoccupati, ma questa volta, secondo alcuni, potrebbe non trattarsi  di uno svarione dovuto all’età. Il suo discorso sulle cause della guerra è stato chiaro, conteneva date e numeri precisi e lo ha portato a termine senza esitazioni. Non male per uno che riesce a malapena a raccontare barzellette.

Anche la richiesta di riserbo sembrava quella che si fa ad un conoscente o ad un collega di lavoro particolarmente pettegolo, quando gli si riferisce una notizia che si vuole far sapere in giro. In questo caso potrebbe essere uno dei neo deputati di FI che lo stavano ascoltando .Forse uno di quelli rimasti in piedi a causa della carenza di posti a sedere.

Un problema che anche l’ex Cav ha più volte sottolineato rivendicando lo stesso numero di poltrone della Lega che ha ottenuto più o meno lo stesso numero di voti  di FI, ma più seggi a causa del meccanismo intricato del rosatellum. 

Ma comunque vada l’ex Cav intende continuare a coltivare le sue amicizie. Per lui è una cosa normale che ha sempre fatto e poi ci tiene ad esser amico di tutti.La sua fortuna l’ha costruita così. 

Quindi non capisce, o finge di non capire, cosa ci sia di sbagliato nella sua amicizia con Putin.

Seguendo questa vicenda mi è tornato in mente un episodio di qualche settimana fa. Mentre tornavo a casa a piedi ho visto un’auto lanciarsi in un sorpasso nonostante il divieto. Poco dopo i vigili l’hanno fermata.

Dall’auto è sceso un signore di una certa età che ha subito chiesto perché l’avessero fermato. Il vigile gli ha fatto notare che aveva appena sorpassato una Panda. E il signore stupito ha sbottato:” E allora? E vietato sorpassare una Panda?.”

Pensieri fuori dal comune

Queste elezioni comunali com annesso referendum non hanno suscitato molto interesse. Anche i vari commentatori a gettone hanno dimostrato scarso entusiasmo. Si sono quasi tutti limitati a sottolineare la tenuta del CDX dove si è presentato unito e le difficoltà dove era diviso. Come se il CDX fosse ancora quello degli anni novanta.

Ma hanno dovuto comunque registrare almeno un cambiamento, il sorpasso di FDI sulla Lega. Da qui parole di elogio, ma non troppe, per la Meloni, e imbarazzo quando parlano di Salvini, che dal Papeete in poi, non ne ha azzeccata una nemmeno per sbaglio. Il fallimento clamoroso di un referendum ormai scaduto da tempo è solo l’ultimo infortunio di una lunga serie. Tutti sanno che ormai è sulla rampa di lancio, pronto per essere lanciato fuori dalla segreteria della Lega. Vorrebbero che uscisse presto di scena, ma nessuno ha il coraggio di dirlo.

Temono che la continua perdita di consensi della Lega, alle prossime elezioni politiche, potrebbe non essere compensata dai crescenti consensi per FDI. Infatti parecchi elettori di FI, ormai orfani di Berlusconi. potrebbero non gradire l’estremismo della Meloni e rimanere a casa diminuendo così i voti del CDX anche se si presentasse unito. Ma si tratta di cose che si pensano, ma non si dicono.

Mentre quello che politici e derivati non riescono nemmeno a pensare, è la costante, disperata ricerca di facce nuove degli elettori stanchi di partiti  senza idee e dei soliti inamovibili noti.

Un atteggiamento forse più evidente a  sinistra. Ma, ogni volta che succede, tutti manifestano stupore e incredulità. Come nel caso  del risultato a sorpresa di Damiano Tommasi, un ex calciatore che a Verona ha surclassato i due del CDX e minaccia di vincere il ballottaggio.

A destra temono di perdere, mentre a sinistra,  temono di vincere con un candidato che non è un politico e per di più ha avuto l’accortezza di non farsi vedere insieme ad esponenti del PD. 

Comunque vada per il PD e per gli altri partiti non sarà un successo. Ma loro faranno finta di niente. 

Guardie e ladri

Abrogazione del Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità (Legge Severino) e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi.

Limitazione delle misure cautelari nel processo penale.

Separazione delle carriere dei magistrati.

Partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari.

Abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura.

Questi quesiti vi ricordano qualcosa? Sicuramente vi sono famigliari visto che i concetti che esprimono li avete sentiti ripetere migliaia di volte negli ultimi 28 anni.

Nemmeno la pandemia è riuscita a metterli da parte. A farli tornare di attualità ci aveva pensato la ministra Cartabia con la sua riforma della giustizia che aveva suscitato l’ennesima ondata di polemiche. 

Tutto era cominciato all’inizio degli anni novanta con la  breve stagione di Tangentopoli in cui le guardie inseguivano i ladri. 

Ma poi, a poco a poco, la situazione si era invertita e i ladri avevano cominciato ad inseguire le guardie. 

Questi quesiti referendari, che dovremmo votare il 12 Giugno prossimo, promossi da Lega e Radicali con l’appoggio di Forza Italia, nel loro linguaggio legal-burocratico vorrebbero trasformare in legge questo semplice concetto, mettendo sotto il controllo del governo il potere giudiziario. 

Nonostante sia ormai fuori tempo massimo questo referendum e le sue finalità interessano ancora parecchio ad alcuni politici, anche se fino ad ora non ne hanno parlato molto. Forse contano sull’effetto sorpresa.

Infatti molti elettori entreranno nei seggi convinti di votare solo per l’elezione del sindaco e, invece, si ritroveranno in mano altre cinque schede con su scritte cinque domande formulate poco chiaramente. 

Potrebbero anche decidere di votare e magari di votare si?

Piuttosto improbabile. Così come improbabili sono i politici promotori e sostenitori del referendum.

Mediocrità

Non so voi, ma io vorrei parlare d’altro. Dopo due anni di pandemia trasmessa a reti unificate 24 ore su 24, sarebbe bello ricominciare a parlare delle nostre vite, delle nostre aspettative, e della mediocrità dei nostri governanti. Ad esempio in Giugno ci saranno le elezioni comunali in diverse città e i partiti cercano faticosamente candidati. Il metodo è diverso da sinistra a destra. Dalle parti del PD usano ancora il metodo inaugurato con la nomina di Veltroni a segretario: vai avanti tu che ci scappa da ridere. A destra, invece, fedeli alla linea ecologica. spesso riciclano personaggi già noti al pubblico e alle cronache giudiziarie.

Prima la pandemia e adesso la guerra hanno relegato queste notizie sui giornali locali. Sembra che sia passato un secolo da quando i partiti erano in campagna elettorale permanente e in tutti i talk show si parlava di tutto tranne che dei problemi, nazionali o locali. Si preferiva rilanciare e commentare le sparate quotidiane della Lega sui migranti per stimolare il nostro razzismo latente.

Si enfatizzava un problema per nascondere la mancanza di idee. Da queste parti si segue ancora questo schema. Fino a tre settimane fa i giornali locali erano pieni di resoconti sulle malefatte delle cosiddette baby gang. Bande di adolescenti che si azzuffavano tra di loro, rompevano vetrine, si rincorrevano per le vie del centro, spacciavano droga, minacciavano i passanti e via delinquendo. I giornali locali avevano pubblicato varie lettere di associazioni e cittadini terrorizzati. 

Qualcuno aveva paragonato addirittura la città al Bronx e invocava la linea dura, da parte delle forze dell’ordine. Ovvero la galera per i giovani teppisti italiani e un bel foglio di via per i ragazzi stranieri che, a quanto pare, farebbero parte in gran  numero delle bande. Qualcuno, ogni tanto, provava a dire che, prima di tutto, bisognerebbe capire i motivi del fenomeno, ma, di solito, veniva immediatamente zittito se non insultato.

Insomma la tendenza era quella di soffiare sul fuoco ed ingigantire il fenomeno. In tempi normali, forse, non sarebbe andata così, ma le elezioni comunali si avvicinavano e quindi la tendenza sembrava destinata a durare. Con la destra che proponeva il pugno di ferro e la sinistra che stava a guardare. Ogni tanto le baby gang tornano nelle cronache, ma più di rado. La guerra le ha fatte passare in secondo piano.

Ma non appena finirà, probabilmente, torneranno protagoniste, almeno fino alle elezioni. Dopo di che, le loro allarmanti imprese faranno la fine dei cinghiali che, qualche mese fa, avevano invaso Roma e che il giorno dopo le elezioni erano improvvisamente spariti.

Tuttavia il disagio giovanile resterà e i ragazzi continueranno ad essere considerati un problema e non una risorsa. 

Quindi dopo la guerra e la pandemia torneremo a fare i conti con la mediocrità dei politici che non ha proprio niente di aureo.

Sic transit gloria mundi

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Il primo cavaliere ce lo siamo giocato nel 2011, quando fu disarcionato da Merkel e Sarkosy.

Seguì Supemario Monti il prof che tutti ascoltavano in silenzio prendendo appunti.

Si presentò anche alle lezioni dove fu votato da parecchi suoi allievi. Ma solo qualche mese dopo, alla Bocconi già fingevano di non conoscerlo.

Poi venne Bersani che non vinse e non perse le elezioni del 2013. Non riuscì nemmeno a salire sul palco. Si fermò alle metafore.

Poco dopo arrivò sulla scena Enrico che di cognome faceva Stai Sereno. Ma da allora sereno non è più. E’ diventato rancoroso e poco incline a dimenticare il passato. Gli è rimasto sullo stomaco quel tizio di Firenze che gli ha soffiato la poltrona.

In seguito è emigrato in Francia, meta forse non scelta a caso, visto che da quelle parti son piuttosto permalosi. Infatti non hanno ancora mandato giù la conquista della Gallia da parte di Giulio Cesare.

Poi irruppe sulla scena Matteo uno il rottamatore fiorentino. Grandi applausi, tifo da stadio, consensi alle stelle. Trionfo alle europee. Ma due anni dopo arrivò implacabile il tonfo elettorale E’ bastato un no per mandarlo a casa.

Al suo posto sul palcoscenico è arrivato Gigetto nostro. Un terzo degli italiani aveva votato per lui, ma, in meno di due anni, hanno cambiato idea. Gli hanno preferito Matteo due, l’aspirante imperatore.

Il quale però già comincia a perdere colpi.

Il primo segnale è venuto dalla sbronza estiva che gli fatto perdere la poltrona e rivelato la sua intenzione di assumere non meglio identificati pieni poteri.

In vino veritas.

Poi si è messo in testa di conquistare Emilia Romagna.

Forse non si è ricordato quello che è successo a Matteo uno, che era convinto di poter strappare il Veneto alla Lega. Ma non andò proprio benissimo. Infatti vinse Zaia con largo margine.

Così anche per Matteo due è arrivata una sconfitta che ha interrotto la sua resistibile ascesa.

A quanto pare, nonostante tutto, la politica non è fatta solo di insulti e bieche sceneggiate da campagna elettorale.

Ma lui se ne frega. Infatti si sta già preparando per l’ennesimo tour elettorale in vista delle elezioni amministrative di primavera.

Se continua così quanto durerà? Ci giocheremo presto anche lui?

Possibile, anzi probabile.

Sic transit gloria mundi.

Aiuto, siamo diventati leghisti

“E’ vero siamo diventati leghisti. L’ennesimo sondaggio ci inchioda alle nostre responsabilità. Dove abitano meno di 60.000 anime la lega rompe gli argini e dilaga.

Mentre nelle città più affollate stenta ad affermarsi. Così tutti a buttare la croce addosso a noi di periferia. Non capiscono che non siano propriamente leghisti. Vale a dire che non andiamo in giro in camicia verde e neppure ci sogniamo di andare in pellegrinaggio a Pontida, o di adorare il dio Po. Semplicemente votiamo per la lega, ma abbiamo i nostri buoni motivi per farlo.

Le nostre condizioni di vita e di lavoro sono peggiorate negli ultimi anni. Ci sono laureati a pieni voti che stentano a trovare lavoro e se hanno la fortuna di trovarlo sono costretti ad accettare contratti atipici e stipendi da operaio. Mentre chi non ha avuto l’opportunità di studiare si ritrova in ambienti di lavoro dove i diritti sindacali sopravvivono solo nei ricordo dei più anziani.

Ci sono posti di lavoro dove le pause sono solo un paio al giorno e di otto minuti ciascuna. A chi lavora per le agenzie di lavoro interinale o per la tante finte coop del nord va ancora peggio.

Gli anziani, che ormai sono tanti, sperimentano ogni giorno come anche la salute sia diventata un lusso. Infatti a volte le attese per un esame anche di routine sono lunghe. Così sono costretti a rivolgersi alle strutture private, regolarmente convenzionate con l’ausl, e pagare prezzi salati.

Questo succede anche nelle ultime regioni governate dalla sinistra dove si preferisce mettere l’accento sui numeri dell’economia che, magari, sono in momentanea crescita. Ma il prezzo che dobbiamo pagare noi per pochi punti percentuali è molto, troppo alto e non vogliamo più pagarlo.

Quindi ,visto che la sinistra si preoccupa da anni soprattutto delle imprese noi, dapprima abbiamo cercato di manifestare il nostro disagio disertando le urne e poi votando cinque stelle e per la lega. Volevamo far capire alla sinistra che doveva tornare ad occuparsi dei problemi veri, della vita reale e non quella virtuale del pil o dello spread.”

Questo è il riassunto dei discorsi che ho sentito tra amici, conoscenti e colleghi di lavoro. Posso solo aggiungere che quelli del PD insistono sui dati economici. Come fanno i cosiddetti spin doctor di Bonacini che, poi sono gli stessi che hanno così ben consigliato Renzi.

Come si dice, errare è umano ma perseverare è da stupidi.

E’ arrivato l’uomo nero

Vigazzano è un paesino sull’appenino tosco-emiliano a settecento metri di quota, dove i miei, di solito, passano il Ferragosto. Ci abitano circa duecento anime per la maggior parte di una certa età.

Non ci sono negozi né servizi,  ma solo un piccolo bar.
In compenso ci sono tanti pini e abeti secolari, l’aria è pulita e l’acqua è sempre fresca e pura al punto che qualcuno, anni fa, la vendeva come acqua minerale.
Di notte il silenzio è rotto solo da qualche cane che abbaia in lontananza.

Insomma questo paesino è un’oasi di pace e tranquillità. Ma alcuni temono che tutto questo sia in pericolo.

Ne parlano spesso al bar. “In città ce ne sono tanti e prima o poi arriveranno anche qui. I più pericolosi sono gli islamici che mettono le bombe oppure si fanno esplodere”, è ancora l’argomento più ricorrente.

Eppure fino a qualche anno fa, i  paesani, erano in maggioranza di sinistra. Alle europee del 2014 il PD ottenne più di ottanta vori, mentre alla Lega ne andarono solo quattro. Cinque anni dopo il PD ne ha ricevuti 35 mentre la Lega è arrivata a ben 64 consensi. E non sembra che in questi mesi la situazione sia cambiata.

I vigazzanesi sembrano vedere ancora in Salvini un difensore dei confini della patria dagli invasori nordafricani. L’uomo nero da queste parti fa ancora paura. Le nonne, probabilmente, lo evocano ancora con i nipotini disobbedienti.

Eppure in paese un residente dalla pelle scura c’è già. Anzi tre.

Si chiama Mohamed, è venuto in Italia dal Marocco sei anni fa con moglie e figlio.Da un paio di anni lavora in un caseificio della zona e da sei mesi abita in paese. Qualche giorno fa ho dato un passaggio a lui e a suo figlio di 12 anni. Lui è molto gentile e il ragazzino, piuttosto vivace, parla benissimo italiano. Dicono che si trovano bene in paese che intendono rimanerci. Almeno per qualche anno.
Insomma, sembrano innocui come un cappuccino alla panna.

Ma alcuni abitanti del paese sono sempre all’erta e durante le passeggiate serali scrutano attenti la valle sottostante, da dove potrebbero arrivare altri uomini neri.

Sono determinati a difendere la loro fortezza Bastiani.

La lega nel carrello della spesa

La incontro ogni tanto al supermercato. E’ un medico internista che lavora all’ospedale. La conosco da tempo  perché è  la madre di un mio compagno di classe del liceo Di solito quando ci incontriamo ci salutiamo e parliamo del tempo. Ieri, invece, la signora era piuttosto loquace.
“ Hai saputo la notizia?” ha detto con un gran sorriso sulle labbra. A quelle parole ho passato in rassegna le notizie che avevo letto sui giornali on line, ma non ricordavo niente di nuovo o di strano. A meno che non fosse successo qualcosa nell’ultima ora. Forse Toninelli aveva detto qualcosa di intelligente o Salvini si era convertito all’islam? Oppure Renzi era diventato di sinistra?

Visto che la mia risposta tardava ad arrivare la signora ha esclamato:” Ci hanno rinnovato il contratto! Dopo dieci anni! Avremo duecento euro in più al mese! Stavo per congratularmi, ma lei ha proseguito il discorso: “ Anche questi sono tutti voti per la lega!” ha affermato con sicurezza.

Ho provato ad obiettare che la ministra della salute, Giulia Grillo è dei M5S, ma la signora, implacabile, ha sentenziato:” Ma quelli non contano più niente. E’ Salvini che comanda, no?”

A questo punto avrei voluto lanciarmi in una approfondita analisi socio-politica-economica, ma, ancora una volta, la signora mi ha preceduto.

“ Questo governo fa delle cose semplici, utili, tangibili, non come quelli di prima che non facevano altro che chiedere soldi a noi e darne alle imprese e alle banche:. Grazie a quota 100 potrò andare in pensione due anni prima che con la legge Fornero:
Questo interessa alla gente, non i discorsi astrusi sul pil e sullo spread. Ho sempre votato a sinistra, ma dopo Renzi…”Lo squillo del cellulare ha interrotto il discorso della signora che ha subito riposto, mi ha fatto un cenno di saluto con la mano e si è allontanata.

Dopo qualche minuto sono uscito dal supermercato con il carrello pieno di generi alimentari e di dubbi.