Parole

Ci sono parole e espressioni che caratterizzano periodo storici e cicli politici. Magari brutte e apparentemente innocue, ma  spesso rivelatrici del clima politico dell’epoca. Ad esempio durante il ventennio berlusconiano si sentiva spesso dire bipartisan. In particolare quando c’era un disaccordo tra governo e opposizione.

In teoria voleva dire che c’era bisogno di un confronto per arrivare ad una soluzione condivisa. Ma, in pratica, significava che l’opposizione avrebbe dovuto essere d’accordo con l’operato del governo.

Altra espressione ricorrente di giornali e tv,, soprattutto quando al governo c’era la sinistra, era un aggettivo: risicata, che era riferito alla maggioranza di governo che, di solito, al senato aveva pochi voti in più dell’opposizione. Di conseguenza c’era sempre il pericolo, ma più spesso, l’auspicio, che qualcuno staccasse la spina al governo. Capitò anche al governo Monti di sentirsi rivolgere questa infelice espressione che non piacque al pur compassato professore il quale fece notare che lui non era un elettrodomestico.

Poco più di due settimane fa, durante la mancata elezione di un nuovo capo dello stato si sentiva parlare quasi tutti i giorni di alto profilo. Vale a dire che il candidato alla presidenza avrebbe dovuto avere un curriculum esagerato, inattaccabile, inossidabile. Ma non l’hanno trovato e hanno riciclato Mattarella. Forse volevano mantenere il loro basso profilo.

Tutte queste espressioni e questi termini hanno vissuto il loro momento di notorietà e poi sono caduti in disuso. Ma c’è n’é un altro che si sente dire da anni e minaccia di durare ancora a lungo: larghe intese, ovvero tutti i partiti insieme al governo appassionatamente.   

In pratica un’ammucchiata, come sostennero alcuni commentatori dell’epoca del governo Letta. Mentre oggi, stranamente, la stessa formula di governo la chiamano tutti governo Draghi. Oppure semplicemente maggioranza.

Ma c’è un motivo.  Parecchi, infatti vorrebbero non solo che durassero fino al prossimo anno, ma anche oltre. Certo a dirlo esplicitamente è stato Calenda le cui previsioni sono molto meno attendibili di un qualsiasi oroscopo.

Tuttavia al raduno del suo micro partito sonno andati tutti. Mentre normalmente anche un semplice suo invito a cene veniva ignorato. Questa volta, invece si sono presentati Letta, Giorgetti e Tajani e, almeno a parole, sembra siano disponibili a stare insieme anche la prossima legislatura, magari ancora con Draghi premier, ma senza i cinque stelle. Mentre Draghi non ha molta voglia nemmeno di arrivare al prossimo anno e i cinque stelle nessuna di essere tagliati fuori.

Insomma chi evoca le larghe intese sembra che non abbia larghe vedute.