Il lattaio

Da quando è nato il nuovo governo i giornali principali, in particolare quelli del gruppo Gedi, sono passati all’opposizione. Ogni giorno le loro cronache politiche fanno le pulci ai provvedimenti del governo Meloni. Stranamente ma non troppo, quello che esprime la critiche più feroci è l’Huffpost, la testata più a destra delle tre.

Alcuni dei suoi opinionisti arrivano a definire i politici al governo caricature di se stessi impegnati a inscenare una imbarazzante operetta che ogni giorno si arricchisce di episodi tragicomici. 

Repubblica e la Stampa non arrivano a tanto, ma sono comunque molto critici sui provvedimenti del governo. Anche Domani si è schierato contro il governo. A tal punto che Meloni lo ha querelato.

Che siano tutti diventati improvvisamente di sinistra? La Meloni ha fatto il miracolo? Oltre a quello di far sparire il Covid?

La realtà, forse, è molto più semplice. Gli editori e i loro finanziatori  non vedono di buon occhio la Meloni. Certo è di destra e questo va bene, ma è un pò troppo di destra e non lo nasconde. Cosa che può generare tensione sociale e, magari, anche se adesso appare una prospettiva remota, ridare vita ad una sinistra piuttosto spenta.

Poi, cosa molto importante, potrebbe non distribuire i soldi del Pnrr  ai soggetti giusti. Insomma la vedono come un’intrusa, una mosca nel latte dei loro affari.

Perché il loro lattaio preferito, adorato, era Draghi. E sperano che ritorni in persona o con un suo fidato collaboratore. Altro che sinistra.

Libera stampa

“Ghana, Sud Africa, Burkina Faso, Botswana, sono solo alcuni dei paesi dove vi è una maggiore libertà di stampa rispetto all’Italia. Nella classifica annuale di Reporters San Frontiers, la più grande associazione internazionale in difesa dei giornalisti di tutti il mondo, l’Italia è al 41esimo posto con un punteggio che si abbassa ancora del -1.29 per cento, nonostante abbia scalato due posizioni rispetto al 2019.”
Questa sconfortante notizia l’ha recentemente pubblicata il World Press Freedom Index e la situazione non sembra affatto destinata a migliorare.
Purtroppo, anche nel mondo dell’informazione la meritocrazia non esiste più da tempo. Un gionalista bravo e competente potrebbe fare di testa sua e creare problemi. Mentre uno mediocre eseguirà senza discutere gli ordini dell’editore.
I giornali e le tv di destra seguono queste linee guida da sempre.
Ma anche altri si stanno adeguando.

Basta dare un’occhiata, ad esempio, al nuovo organigramma del gruppo Gedi, quello di Repubblica, Stampa e Huffington Post.

Minimo Giannini , giornalista senza qualità, direttore della Stampa! Mattia Feltri, al quale manca del tutto  la forza dialettica, seppure a tratti oscena, del padre Vittorio, è diventato direttore dell’Huffington Post!

Mentre il mite ed equilibrato, ma forse troppo di sinistra, Carlo Verdelli è stato licenziato su due piedi dai nuovi padroni torinesi come se fosse un operaio indisciplinato della Fiat.

E pensare che il gruppo editoriale Repubblica-Espresso fondato da Eugenio Scalfari una volta era di sinistra e, a cavallo tra gli anni ottanta e novanta, aveva ingaggiato una lunga battaglia legale per non finire nella mani di Silvio Berlusconi.

Sulle sue pagine si potevano leggere articoli firmati da Giorgio Bocca, Enzo Biagi, Umberto Eco, Gianni Brera, Alberto Arbasino e tanti altri intellettuali degni di nota.

A me dispiace particolarmente che il suo spirito innovativo sia stato messo definitivamente da parte , perché Repubblica è stato il primo giornale a cui ho collaborato.