Ricorsi

Da tangentopoli in poi sono diventati sempre più frequenti i ricorsi. Anzitutto quelli contro le sentenze dei tribunali. Anche oggi, ai tempi della prescrizione, che Draghi e soci hanno ribattezzato improcedibilità, il ricorso è la procedura più seguita da qualsiasi avvocato.

Anche molti di noi, pur non avendo pendenze penali, hanno imparato a fare ricorso contro una multa ritenuta ingiusta o una cartella esattoriale salata. In questi giorni si parla molto di quello contro il Green Pass.

Poi ci sono i ricorsi storici, che di solito, vengono promossi da  politici o personaggi in cerca del loro quarto d’ora di celebrità.

Un classico è la proposta di riaprire i bordelli del tempo che fu. Ogni volta se ne riparla e se ne discute come se fosse la prima volta.

Per non parlare delle proposte di abolire l’aborto, la pillola del giorno dopo o degli infiniti emendamenti al ddl Zan. Il sesso tira sempre.

Poi c’è un altro classico ricorso storico che, ogni tanto, ritorna, quello del nucleare. L’energia pulita e inesauribile che avrebbe dovuto liberarci dalla schiavitù del petrolio. Qualcuno ne vorrebbe costruire una in Lombardia.

Eppure non siamo ancora riusciti a completare lo smantellamento di quella di Caorso, a pochi chilometri dalle terre lombarde, e nemmeno quello delle altre tre centrali costruite sul suolo patrio.

Infatti continuiamo a pagarlo nella bolletta elettrica sotto la voce oneri di sistema.

Ma per qualcuno Chernobyl è solo una serie televisiva e Fukushima un film. Mentre i due referendum che hanno messo al bando le centrali forse erano giochi a premi.

I neo-nuclearisti sanno o dovrebbero sapere che non è così, ma contano sul fatto che molti  italiani hanno la memoria corta e quindi perché non tentare un ricorso?