Criticonti

Da tempo criticare il PD è un po’ come sparare sulla Croce Rossa, è un esercizio fin troppo facile. Ma dopo l’esito delle elezioni locali le critiche si sono affievolite. Almeno per il momento. 

Intanto, però, hanno preso di mira un altro bersaglio: l’ex avvocato degli italiani. Conte, infatti, negli ultimi tempi, ha ricevuto più frecciate di un bersaglio per il gioco delle freccette. 

Incastrato come è tra Grillo e il PD si ritrova in una posizione tutt’altro che invidiabile. Sui giornali compaiono decine di analisi sul suo sforzo titanico di trasformare un movimento dove uno valeva uno in un partito dove dovrebbe contare l’unità di intenti e che invece si ostina a rimanere un gruppo di persone che stanno insieme solo per criticarsi gli uni con gli altri. 

Dunque, un’impresa ritenuta impossibile almeno come insegnare l’italiano e la geografia a Di Maio. 

Inoltre sembra che Conte, dopo aver avuto l’opportunità di diventare due volte consecutive presidente del consiglio, sia stato abbandonato dalla fortuna e dai suoi santi protettori. 

Le sue difficoltà a prendere saldamente in mano la guida del nuovo partito a cinque stelle sono evidenti.  Ad esempio ieri ha dichiarato che al ballottaggio voterà per Gualtieri, ma ha aggiunto che non è detto che il partito e gli elettori lo seguano. 

Però a preoccupare i commentatori sono proprio gli elettori che, dopo aver votato per tante facce nuove o quasi, potrebbero scegliere lui alle prossime politiche. 

Quindi meglio mettere le mani avanti per evitare che accada. 

Intanto lui capirà cosa succede a chi si allea con il PD.

Con Te partirò…

Ieri pomeriggio, dopo aver dato la solita occhiata al bollettino quotidiano della pandemia, speravamo di sapere se l’ex elevato e l’ex comico avevano trovato un accordo oppure no.

Nel fine settimana in tanti si erano lanciati in previsioni e paragoni azzardati. C’è chi ha paragonato addirittura Grillo a Berlusconi. Sostenendo che sono entrambi fondatori dei rispettivi partiti e non intendono cedere il comando delle loro creature a nessun altro.

Magari ogni tanto ci pensano, scelgono un successore, ma poi cambiano idea. Il paragone, però, non è del tutto calzante perché Berlusconi ha la piena proprietà di FI. Grillo, invece, possiede solo il marchio. Mentre I soldi, cioè i voti, li ha Conte. Qualcuno dice che Grillo non cederà, mentre qualcun altro è convinto che stia facendo una sceneggiata per rassicurare e non far scappare i diri e puri dell’ex movimento.

Eravamo in attesa di scoprire quale fosse stata la previsione  esatta, ma la conferenza stampa di Conte non lo ha rivelato. Infatti non ha fatto altro che confermare la sua posizione. Ovvero che. dopo aver fatto per un anno il servitore di due padroni, dei quali era riuscito non senza difficoltà, a liberarsi, non ha nessuna voglia di ritrovarsene un altro in casa. Quindi punto e a capo? Chissà! 

Conte ha anche affermato di non avere un piano B, ovvero l’intenzione di fondare un suo partito. Ma, a parte il fatto che, quando un politico fa un’affermazione del genere vuol dire che il piano B lo ha già pronto da tempo, la proposta di far votare il suo statuto potrebbe essere comunque l’atto iniziale della fondazione di un nuovo partito. Se Grillo vorrà, si chiamerà Movimento a Cinque Stelle 2.0, altrimenti avrà un altro nome che, quest’ora, potrebbe essere già stato depositato  presso un notaio.

Secondo l’Economist, il nome sarebbe “Con Te”. Confidenziale e semplice per un altro partito decisamente personale che piacerebbe ai cronisti politici costretti da anni a chiamare i membri del movimento, grillini, penta-stellati o Cinque Stelle.

Ammesso che sia vero.

Ma, forse, non succederà niente di tutto questo. Infatti pare che Grillo, che non ha ancora risposto a Conte, sia preoccupato.Forse qualcuno gli ha spiegato che se rompe con Conte rischia di rimanere solo con Dibba e pochi altri.

Molti parlamentari grillini, infatti, sarebbero intenzionati ad andare dove ci sono i soldi, ovvero i voti e la possibilità di essere rieletti. Ma questo, forse, lo sapremo alla prossima puntata.

Enrico 2, la vendetta

La proposta è sicuramente indecente e anche piuttosto insidiosa.

Gli hanno offerto una poltrona piuttosto scomoda, quella di segretario del PD. Qualunque politico con un un minimo di amor proprio di fronte ad una proposta del genere sarebbe fuggito a gambe levate. Il rischio di perdersi nel labirinto delle correnti del partito o di finire ostaggio di una o dell’altra è molto alto.

Avrebbe potuto fingere di non essere in casa, oppure di avere il telefono scarico, invece, lui, Enrico Letta, ha risposto. Ha riflettuto per un paio di giorni e ha accettato. Quindi ha deciso di porre fine all’esilio parigino per tornare sotto i riflettori con un ruolo di primo piano. Un ruolo scomodo e pericoloso che potrebbe finire male, oppure dargli l’opportunità di assaporare il gusto della vendetta che tante volte gli sarà passata per la mente.

Quello stai sereno non l’ha mai digerito e Renzi gli è rimasto sullo stomaco da quel giorno di sette anni fa, il 22 Febbraio del 2014, quando dovette consegnargli la campanella del primo ministro.

Questa potrebbe essere un’occasione insperata per regolare i conti con lui. Quelli che nel PD, Zingaretti in testa, vorrebbero sbarazzarsi di Renzi e della sua corrente saudita, devono aver pensato che lui potrebbe essere l’uomo giusto per questa missione quasi impossibile.

Certo la sua motivazione è forte, ma non si è mai dimostrato aggressivo né particolarmente deciso. In fondo viene dalla scuola delle DC dove si insegnava l’arte del compromesso e non quella dello scontro. Adesso, invece, bisognerebbe combattere in campo aperto e senza uno scudo crociato dietro cui ripararsi. Senza contare il rischio di essere impallinato dal fuoco amico.

Però potrebbe trovare un alleato in Conte, richiamato alle armi da Grillo, che un Matteo lo ha già liquidato e, probabilmente, non vede l’ora di fare altrettanto con il secondo. Formeranno una strana coppia, ma nessuno ci farà caso.

Da un anno ormai viviamo strani giorni.