Da tempo criticare il PD è un po’ come sparare sulla Croce Rossa, è un esercizio fin troppo facile. Ma dopo l’esito delle elezioni locali le critiche si sono affievolite. Almeno per il momento.
Intanto, però, hanno preso di mira un altro bersaglio: l’ex avvocato degli italiani. Conte, infatti, negli ultimi tempi, ha ricevuto più frecciate di un bersaglio per il gioco delle freccette.
Incastrato come è tra Grillo e il PD si ritrova in una posizione tutt’altro che invidiabile. Sui giornali compaiono decine di analisi sul suo sforzo titanico di trasformare un movimento dove uno valeva uno in un partito dove dovrebbe contare l’unità di intenti e che invece si ostina a rimanere un gruppo di persone che stanno insieme solo per criticarsi gli uni con gli altri.
Dunque, un’impresa ritenuta impossibile almeno come insegnare l’italiano e la geografia a Di Maio.
Inoltre sembra che Conte, dopo aver avuto l’opportunità di diventare due volte consecutive presidente del consiglio, sia stato abbandonato dalla fortuna e dai suoi santi protettori.
Le sue difficoltà a prendere saldamente in mano la guida del nuovo partito a cinque stelle sono evidenti. Ad esempio ieri ha dichiarato che al ballottaggio voterà per Gualtieri, ma ha aggiunto che non è detto che il partito e gli elettori lo seguano.
Però a preoccupare i commentatori sono proprio gli elettori che, dopo aver votato per tante facce nuove o quasi, potrebbero scegliere lui alle prossime politiche.
Quindi meglio mettere le mani avanti per evitare che accada.
Intanto lui capirà cosa succede a chi si allea con il PD.