Felici e scontenti

“Ma si, ma, in fondo cosa potrà mai succedere. Anche se vincerà la Meloni, alla fine dei conti non cambierà niente. Non sarà  certo la fine del mondo!”

Discorsi come questo si sentono spesso anche qui in periferia. Chi li fa, di solito, ha una sua teoria su come sono andate le cose negli ultimi mesi. Sostiene che. all’inizio della crisi di governo i più perplessi erano quelli di Confindustria delle banche e della finanza.

Probabilmente non se l’aspettavano che il loro uomo di fiducia, Mario Draghi, se ne andasse sbattendo la porta. Era stato chiamato a distribuire nel modo giusto, cioè a loro, il malloppo del Pnrr. Ma poi, amareggiato per la mancata salita al Quirinale, aveva perso la voglia di tenere a bada il mucchio selvaggio dei partiti di governo.

Dove Conte, impantanato nel caos dei 5Stelle, aveva deciso di lasciare la compagnia per tornare protagonista, ma non riusciva a decidere quando.

Mentre a destra ha prevalso la voglia di ridimensionare i 5Stelle ed andare alle elezioni che li vedono favoriti nonostante la lotta intestina tra Salvini e Meloni e i distinguo di Forza Italia.

A questo punto i maggiori destinatari dei miliardi europei hanno fatto il punto della situazione. Il vecchio Silvio ormai se lo erano giocato da tempo. Avevano sperato in Salvini, ma si era messo fuori gioco da solo e non sapevano più su chi puntare.

Poi si sono accorti che la Meloni con la sua silenziosa opposizione al governo Draghi stava guadagnando terreno. Quindi, non avendo alternative, hanno puntato su di lei.

Allora via con una valanga di sondaggi a lei favorevoli e con una martellante campagna di persuasione degli elettori dubbiosi. Da settimane ci assicurano che non è fascista, che è brava, bella e persino alta. Che con lei al governo non succederà niente di strano.

Quanto ai soldi ci penseranno loro a spiegarle come e a chi elargirli. Così lei, che non ha fatto e detto praticamente niente di concreto, si ritroverà a governare un paese senza colpo ferire. Intanto i soldi arriveranno a destinazione, nelle tasche giuste, che non sono le nostre, e tanto basta.

Per il resto lei rilancerà i suoi cavalli di battaglia come il blocco navale per impedire arrivi indesiderati, lo stop all’aborto e ai diritti degli LGBT e cose del genere. Per la felicità dei radical chic che potranno continuare a battersi su questi temi ingaggiando battaglie certo nobili e importanti, ma, visti i tempi che corrono, decisamente di retroguardia.

Il Pd tornerà volentieri all’opposizione, come una volta. Mentre per Conte che, nel frattempo si è liberato anche di Di Maio e soci, comunque vada queste elezioni saranno un successo personale, almeno al sud, isole comprese.

Quindi, alla fine tutti vivranno felici e contenti. Tranne noi. Che saremo felici per la fine di una noiosa e brutta campagna elettorale, ma, probabilmente, scontenti per il risultato.

Guardie e ladri

Abrogazione del Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità (Legge Severino) e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi.

Limitazione delle misure cautelari nel processo penale.

Separazione delle carriere dei magistrati.

Partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari.

Abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura.

Questi quesiti vi ricordano qualcosa? Sicuramente vi sono famigliari visto che i concetti che esprimono li avete sentiti ripetere migliaia di volte negli ultimi 28 anni.

Nemmeno la pandemia è riuscita a metterli da parte. A farli tornare di attualità ci aveva pensato la ministra Cartabia con la sua riforma della giustizia che aveva suscitato l’ennesima ondata di polemiche. 

Tutto era cominciato all’inizio degli anni novanta con la  breve stagione di Tangentopoli in cui le guardie inseguivano i ladri. 

Ma poi, a poco a poco, la situazione si era invertita e i ladri avevano cominciato ad inseguire le guardie. 

Questi quesiti referendari, che dovremmo votare il 12 Giugno prossimo, promossi da Lega e Radicali con l’appoggio di Forza Italia, nel loro linguaggio legal-burocratico vorrebbero trasformare in legge questo semplice concetto, mettendo sotto il controllo del governo il potere giudiziario. 

Nonostante sia ormai fuori tempo massimo questo referendum e le sue finalità interessano ancora parecchio ad alcuni politici, anche se fino ad ora non ne hanno parlato molto. Forse contano sull’effetto sorpresa.

Infatti molti elettori entreranno nei seggi convinti di votare solo per l’elezione del sindaco e, invece, si ritroveranno in mano altre cinque schede con su scritte cinque domande formulate poco chiaramente. 

Potrebbero anche decidere di votare e magari di votare si?

Piuttosto improbabile. Così come improbabili sono i politici promotori e sostenitori del referendum.

Supermario bis?

Un altro Supermario no! Un altro governo tecnico no! Un Monti bis no!| Non appena si è diffusa la notizia del’‘incarico a Draghi il telefono ha cominciato a squillare e ad annunciare l’arrivo di messaggi ed email. Amici e conoscenti hanno espresso quasi tutti lo stesso concetto.

“Dopo l’esperienza di Monti un governo tecnico sarebbe comunque indigesto e lo sarebbe ancora di più dopo un anno di covid”, sostiene uno. “Governo tecnico, significa governo di destra che pensa a far quadrare i conti dei più ricchi e non certo quelli degli altri”, aggiunge un altro. “Draghi sarà il perfetto esecutore degli ordini della troika, ovvero tagli, tagli e poi ancora tagli a scuola, pensioni e sanità. Alla faccia del covid”, argomenta un altro ancora. 

Qualcuno pensa anche ai complottisti che, nel governo Draghi, vedrebbero la realizzazione del famoso complotto plutocratico, giudaico, massonico. 

Insomma, anche se i messaggi che ho ricevuto non rappresentano certo un sondaggio, indicano comunque uno scarso gradimento del possibile governo Draghi. Almeno da queste parti.

Ma qualunque sia l’esito delle sue consultazioni un aspetto è molto chiaro: il definitivo scollamento tra politica, media vari, e realtà. A quanto pare, infatti, circa il 45% degli italiani avrebbe voluto un Conte ter con un considerevole gradimento per l’ormai ex presidente del consiglio. Ma da mesi giornali e tv insistono per un governo Draghi. Forse perché sono quasi tutti di destra e quindi vedono in lui l’uomo giusto per curare gli interessi delle imprese e della finanza. Chissà!

Mentre i politici di governo appaiono perplessi. Si sentono messi da parte, in castigo per non aver saputo tenere insieme una maggioranza improvvisata, che, però, sembrava aver trovato un suo equilibrio.

Ma qualcuno trovava tutto questo molto monotono e si è dato da fare per vivacizzare l’ambiente cercando maggiore visibilità e potere. Fino a far saltare tutto.  Adesso quasi tutti si chiedono cosa ci abbia guadagnato. Perché Draghi, probabilmente, non metterà lui o qualche suo seguace su qualche poltrona di governo. Non seguirà certo il vecchio manuale Cencelli e chiamerà intorno a se tecnici come lui. 

Come andrà a finire? Il più pessimista è un amico sindacalista. Secondo lui:” Draghi, seppure più accorto di Monti,  farà la sua stessa fine. Una volta passato l’entusiasmo iniziale dei mercati e dei media, i sondaggi certificheranno la scarsa fiducia degli italiani verso di lui e anche alle BCE fingeranno di non conoscerlo. 

Aumenterà il malcontento già abbastanza diffuso e tornerà l’onda lunga  dell’antipolitica. che la destra cavalcherà come sempre. A rimetterci sarà ancora una volta la sinistra ed in particolare il PD, che dovrà appoggiare un governo inviso ai suoi elettori. Anche i cinque stelle rischiano grosso. Dopo i tanti rospi che hanno ingoiato a fatica, quello del governo Draghi li soffocherebbe definitivamente. Mentre quello che rimane di Forza Italia e la Lega probabilmente sosterranno Draghi, ma in certe occasioni, ad esempio quando sarà abolita quota cento, faranno fuoco e fiamme riacquistando consensi.

Alla fine, quando ci saranno le elezioni, trionferà la destra e ci ritroveremo Salvini premier che, a quel punto, dovrebbe ringraziare il suo omonimo, nonché gemello diverso.”

I più ottimisti, si fa per dire, sperano che il tentativo di Draghi fallisca e che la politica trovi una soluzione alternativa. Adesso più che mai ci sarebbe bisogno di un “what ever it takes” politico e non freddamente tecnico.

Ho visto cose…

Ho visto illustri virologi litigare in diretta tv. Eminenti scienziati tutti di un pezzo diventare gelatine davanti ad un invito nel salotto di Barbara D’Urso.

Ma bisogna capirli. Fino a qualche settimane fa un virologo o un infettivologo suscitavano timore. Un incontro con loro ci metteva addosso una certa apprensione che ci spingeva a toccare ferro oppure le parti basse.

Adesso, invece, sono star delle tv.

Ma tra i tanti ne ho visto anche uno che non suscitava né timore né apprensione, ma solo qualche dubbio sulla sua competenza. Ovviamente era considerato un super esperto dal governo. Oggi è stato scaricato dall’OMS.

Infine ho visto alcuni esponenti di Forza Italia riprendere in mano le valigie, preparate già da tempo, per il viaggio , piuttosto breve, che li porterà dai banchi dell’opposizione a quelli della maggioranza.

Una notizia che un paio di mesi fa avrebbe fatto discutere a lungo.

Adesso, invece, qualcuno la considera quasi una buona notizia, un segno di ritorno alla normalità.

Non c’è due senza tre?

Conte, il comandante della nave governativa, battente bandiera giallo-rossa, sapeva di avere a bordo un gruppo di marinai riottosi che mal sopportavano il suo comando. Ma non immaginava che si sarebbero ammutinati cosi presto, a navigazione appena iniziata. Era il 18 settembre 2019.

Il capo dei ribelli, un ex comandante fiorentino, si era procurato una barca e aveva lasciato la nave insieme ai suoi fedelissimi, ma era rimasto nella scia della nave giallo-rossa senza intralciarne la rotta.

Doveva avere il tempo di trovare altri marinai disposti a seguirlo nella sua nuova avventura.

Sperava di imbarcare almeno una parte dell’equipaggio ormai a corto di viveri, di un’altra nave, la Forza Italia, battente bandiera azzurra. Da tempo alla deriva, dopo che l’anziano comandante aveva perso la bussola.

Ma solo uno ha risposto al suo appello. Tutti gli altri, hanno pensato che la barca del comandante fiorentino non fosse in grado di condurli ad un porto sicuro.

Allora lui, per conquistarne la fiducia, è diventato più garantista del loro ex comandante con l’unico risultato di portare la sua piccola imbarcazione in rotta di collisione con la nave governativa.

Infatti una dozzina o forse più di marinai della Forza Italia pensano che questo sia il momento giusto per salire a bordo, non della piccola nave gigliata, ma di quella più grande ed accogliente con la bandiera giallo-rossa.

Il comandate Conte, infatti, sta pensando di imbarcarli per rimpiazzare gli ammutinati. Sembra che abbia già avviato i contatti con loro. Secondo alcune fonti sarebbero già sottocoperta.

A questo punto l’ex comandante fiorentino ci ha ripensato e ha dichiarato di voler rinnovare la sua fiducia nel comandante Conte.

Deve aver pensato che questo ex avvocato di provincia, da quando è diventato comandante ha già buttato a mare il suo ex capitano e quello che lo aveva arruolato in marina.

E se valesse la vecchia regola del non c’è due senza tre?

Dispar condicio

1576663115507AGCOM DICEMBRE 2019

C’era una volta la par condicio, un insieme di regole che i media e i politici avrebbero dovuto rispettare in campagna elettorale. Ne sentivamo parlare spesso perché da tempo in Italia siamo sempre, costantemente, in campagna elettorale.

C’è sempre un’elezione in vista: nazionale, regionale provinciale, comunale o condominiale. Anni fa se un politico, quasi sempre di sinistra, si presentava in una trasmissione RAI senza qualcuno di destra a contraddirlo si levavano urla, strepiti  e interrogazioni parlamentari. Si denunciava la violazione della par condicio. Se , invece, il politico in questione era di destra, non arrivavano quasi mai voci contrarie da sinistra, se non molto flebili.

Se poi lo stesso politico, sempre di destra, si presentava in una trasmissione Mediaset da solo nessuno diceva niente. Forse quelli di sinistra pensavano che non si poteva rimproverare uno di essere a casa sua. E poi la loro parola d’ordine dai tempi dell’ex cavaliere era: abbassare i toni.

Poi, dopo la caduta di Renzi e l’arrivo di M5S e della Lega salviniana, nessuno ha più parlato di par condicio. Dopo tanti anni questo vero e proprio tormentone è sparito dalla circolazione mediatica.

Siamo entrati in un’altra epoca.  Messi da parte leggi e regolamenti ormai obsoleti i vari media soprattutto quelli televisivi, sono passati ad una pratica molto più pragmatica e proficua, quella di salire sul carro del vincitore annunciato.

Non si tiene più conto del peso elettorale che una forza politica aveva alle elezioni precedenti, ma di quella che i sondaggi le attribuiscono alle elezioni successive. 

Clamoroso il caso della Lega che, secondo l’AGCOM, nella campagna per le Europee del 2019   ha goduto di uno spazio televisivo che, in un caso (su la7), è arrivato fino al 33%, molto vicino al risultato ottenuto alle elezioni. 

Mentre Forza Italia ha fatto la parte del leone in casa, su Mediaset con il 25%. Sulle stesse reti i cinque stelle ottengono il minor spazio con un misero 19%. Ma il più penalizzato è stato il PD che solo sulle reti Rai riesce salire oltre i 15%.

Con tanti saluti alla par condicio.

Gli ammutinati del County

Il Conte di Volturara, comandante della nave governativa, che lui chiama confidenzialmente County, battente bandiera giallo-rossa, sapeva di avere a bordo un gruppo di marinai riottosi che mal sopportavano il suo comando. Ma non immaginava che si sarebbero ammutinati cosi presto, a navigazione appena iniziata.

Il loro capo si è procurato una barca e ha lasciato la nave del Conte insieme ai suoi uomini e all’ultimo dei socialisti.

Ha subito fatto rotta in direzione di un’altra nave, la Forza Italia battente bandiera azzurra, da tempo in balia dei flutti, dopo che l’anziano comandante ha perso la bussola.
Con la speranza di imbarcare gli irrequieti passeggeri ormai a corto di viveri.

Tuttavia solo una di loro è salita a bordo. Tutti gli altri, probabilmente, pensano che la barca del comandante fiorentino non sia in grado di condurli ad un porto sicuro. Quindi preferiscono aspettare soccorsi migliori.

In particolare quello che potrebbe prestare loro la più grande ed accogliente nave County.

Il Conte comandante, infatti, sembra disposto non solo a riportarli a terra, ma anche ad invitarli a cena in un lussuoso ristorante con quattrocento coperti.

Certo molti sono già stati prenotati, ma una quindicina di posti a tavola liberi si potrebbero sempre trovare.