Faziosità

Da quando sono nati, i social media sono diventati oggetto di studio da parte di molti studiosi. Ad oggi sono disponibili ponderosi volumi sull’argomento.

L’aspetto più rilevante che emerge in tutti gli studi è la faziosità. Ovvero la capacità di facebook, twitter, e simili di diffondere rapidamente contenuti faziosi e, spesso, anche falsi. La possibilità di rilanciare i messaggi crea un effetto valanga che travolge gli utenti.

Come nel caso delle ormai famose fake news che arrivano direttamente e in tempo reale a milioni di utenti. I politici, che già erano faziosi per definizione, hanno subito approfittato di questa caratteristica dei social.

La possibilità di rivolgersi direttamente a sostenitori e simpatizzanti era troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. Così dai loro profili hanno cominciato a tenere comizi quotidiani, particolarmente utili nell’epoca delle campagne elettorali permanenti.

Da noi il livello di faziosità ha iniziato a crescere  già negli anni novanta. Poi, con l’arrivo dei social, in pochi anni è diventato talmente alto che distinguere una notizia vera da una falsa è diventato un esercizio sempre più difficile.

Anche perché i media tradizionali, giornali e tv, spesso rilanciano i messaggi social dei politici senza nessun commento critico, come se fossero dati di fatto e non opinioni.

Nel secolo scorso c’era chi studiava la differenza tra la realtà e la sua rappresentazione da parte del potere tramite il cinema, i giornali e la tv. Ne emergeva sempre la distanza tra la realtà e lo specchio deformante della sua messa in scena. Oggi, invece, la realtà non esiste quasi più. La sua rappresentazione ha preso il sopravvento.

Social blackout

Twitter

Qualcuno ha spento i social media. Twitter, Facebook e i vari Blog sono improvvisamente spariti.

Per certi politici è stato un duro colpo. Sono stati costretti a organizzare di nuovo conferenze stampa, a fare la fila davanti a taccuini, microfoni e telecamere.

Ma la fatica più grande è stata quella di dover pensare prima di rilasciare dichiarazioni. Invece di lasciare scorrere sulla tastiera le loro dita che, molto spesso, sono più veloci del loro cervello.

Tuttavia, una volta superato lo shock, qualcuno, che fino a ieri era un produttore seriale di tweet e dirette Facebook, ha rispolverato il metodo adottato a suo tempo da Francesco Cossiga, detto il picconatore.

Il quale tutte le mattine all’alba telefonava a Radio Rai per lanciare il messaggio del giorno, che successivamente faceva il giro delle televisioni.

Più il messaggio era dirompente e più veniva ripreso e commentato.

Esattamente come succedeva con i tweet che, però, avevano il vantaggio di arrivare immediatamente a destinazione e senza nessuna mediazione.

Funzionavano come l’innesco di una bomba o, più spesso, di un petardo, che, dopo l’anteprima sul web,  esplodeva in tv per raggiungere il grande pubblico, quello formato in maggioranza, stando alle statistiche, di over 60 che non hanno molta dimestichezza con i mezzi digitali.

Invece adesso è tutto più lento e meditato. Un pò come se si fosse passati dalla musica da discoteca ai lenti degli anni settanta.

Ma ovviamente, era solo un sogno.

O meglio, un sogno per alcuni, un incubo per altri.