Supermario 2

C’è una storia, anzi una favola, che gira da tempo sui giornali e, ogni tanto, riconquista le prime pagine. Parla di uno strano paese  a forma di stivale, dove da tanti anni non si riesce più a trovare un re e il potere è nelle mani di un gruppo di cortigiani litigiosi e inconcludenti, a capo dei quali c’è un azzeccagarbugli di provincia. I loro oppositori guidati da un certo Silvio di Arcore, vecchio produttore di spettacoli di varietà e da un tale Matteo di Firenze, principe decaduto, pensano di aver trovato un uomo in grado di prendere in mano lo scettro del comando e di indicare a tutto il paese la via da seguire in futuro.

Ma il prescelto non sembra entusiasta della proposta. Teme di fare la fine di un suo omonimo che anni prima era stato  frettolosamente chiamato a far quadrare i conti del regno. Ammirato da pochi e tenuto da molti, aveva tagliato le pensioni, i fondi alla scuola e alla sanità. Tutte cose che altri avevano fatto altri prima di lui, ma non in modo così pesante e brutale. Così dopo qualche mese era diventato talmente impopolare che anche i suoi famigliari fingevano di non conoscerlo. 

Il prescelto, ex gran ragioniere d’Europa, se lo ricorda bene. Sa che potrebbe far quadrare i conti del regno, magari operando in modo meno drastico, ma le sue decisioni, strettamente tecniche, potrebbero non piacere ai più. Ha anche il sospetto che i suoi due ammiratori lo vogliano mettere al comando al posto dell’odiato avvocato del popolo ,per poi magari, in seguito, metterlo da parte e questo lo infastidirebbe parecchio. Sarebbe una macchia sul suo prestigioso curriculum e quindi preferisce rimanere in disparte. 

Intanto i suoi due sostenitori insistono, soprattutto il principe decaduto, ma i cittadini dello stivale, probabilmente, non vedranno, e nemmeno vorrebbero, il remake di Supermario il salvatore dell’Erario. Sanno che cambierebbe il protagonista, ma la trama sarebbe sempre la stessa.

Il compagno

Unknown

 

 

Giorno dopo giorno, anche qui si torna a parlare di politica. In particolare del governo e di Conte. Qualcuno lo considera ancora un uomo per tutte le stagioni. Un opportunista che ha saputo cogliere al volo la possibilità, del tutto inaspettata, di fare carriera in politica e anche ad alto livello.

Ma tanti altri, anche persone insospettabili, hanno fiducia in lui. Sembra abbiano apprezzato la sua gestione dell’epidemia che putre, all’inizio, aveva suscitato parecchi malumori.

Qualcuno pensa che abbia uno stile che richiama quello dei vecchi esponenti della DC. Una constatazione più che una critica. Dopo gli estremismi degli ultimi tempi, ad alcuni il suo ton pacato sembra una qualità.

Quanto ai risultati che ha raggiunto i 172 miliardi che dovrebbero arrivare dall’ex Europa matrigna hanno suscitato incredulità, ma anche alimentato qualche speranza per il futuro.

A questo punto il suo gradimento mi sembrava fosse già salito parecchio. Ma il salto decisivo, almeno da queste parti, lo ha fatto qualche giorno fa quando ha letteralmente rispedito al mittente le critiche di Confindustria. Ho sentito un vecchio militante del PD sostenere che Conte è più di sinistra del PD e soci. Lo ha addirittura chiamato compagno.

Di questo passo dove andremo a finire?

Una possibile risposta me l’ha data il mio barbiere: Lui, ex elettore leghista, sostiene che Conte è l’uomo nuovo della politica italiana e sembra persino onesto. Potremmo ritrovarcelo presidente per i prossimi anni.

Un sondaggio uscito oggi sembra dargli ragione. Pare, infatti, che se Conte fondasse un suo partito potrebbe arrivare oltre il 14 per cento. Niente male per un ex avvocato di provincia con il curriculum truccato. Ma niente di straordinario per un uomo che ha ben due santi in paradiso: Padre Pio e Sergio Mattarella.

Un limite, però, ce l’ha anche lui. Secondo il mio barbiere la sua chioma sempre uguale e senza un capello fuori posto nasconde un parrucchino.

Semplificando

Alto tradimento! Come al solito dobbiamo dare soldi alle banche tedesche. Come pretendono gli euro-burocrati di Bruxelles!

Le obiezioni leghiste al Meccanismo Europeo di stabilità rievocano ancora una volta un’Europa matrigna dei popoli.

Il messaggio, benché un po’ abusato, funziona ancora. La semplificazione paga. Per dimostrare che queste affermazioni sono prive di fondamento bisogna addentrarsi in un labirinto di dati, leggi e regolamenti dal quale è difficile uscire e dove il lettore-elettore medio non vi seguirà. Preferisce le spiegazioni e le soluzioni  più semplici .

Anche quando si parla di tasse. “Questo è il governo delle tasse!” urlano da destra. Un argomento di facile presa. Rimediare, secondo loro, è semplice: basta abbassarle. Magari introducendo la flat tax.

Dimostrare che un simile provvedimento favorirebbe i redditi più alti richiede calcoli e ragionamenti complicati che pochi avrebbero la pazienza di ascoltare.

Più semplice sembrerebbe dimostrare che la salviniana filosofia della ruspa serve solo a spostare il problema in un altro posto. Ma si tratta di un’idea brutale e assolutamente banale.

Però ci sono anche casi in cui la semplificazione si smonta da sola. Come quella pensata dalla candidata leghista alla presidenza della Regione Emilia Romagna Lucia Borgonzoni, che, per risolvere il problema delle lunghe attese per un esame o una visita medica, ha proposto di tenere gli ospedali sempre aperti. Forse si è confusa con i supermercati.