C’è una storia, anzi una favola, che gira da tempo sui giornali e, ogni tanto, riconquista le prime pagine. Parla di uno strano paese a forma di stivale, dove da tanti anni non si riesce più a trovare un re e il potere è nelle mani di un gruppo di cortigiani litigiosi e inconcludenti, a capo dei quali c’è un azzeccagarbugli di provincia. I loro oppositori guidati da un certo Silvio di Arcore, vecchio produttore di spettacoli di varietà e da un tale Matteo di Firenze, principe decaduto, pensano di aver trovato un uomo in grado di prendere in mano lo scettro del comando e di indicare a tutto il paese la via da seguire in futuro.
Ma il prescelto non sembra entusiasta della proposta. Teme di fare la fine di un suo omonimo che anni prima era stato frettolosamente chiamato a far quadrare i conti del regno. Ammirato da pochi e tenuto da molti, aveva tagliato le pensioni, i fondi alla scuola e alla sanità. Tutte cose che altri avevano fatto altri prima di lui, ma non in modo così pesante e brutale. Così dopo qualche mese era diventato talmente impopolare che anche i suoi famigliari fingevano di non conoscerlo.
Il prescelto, ex gran ragioniere d’Europa, se lo ricorda bene. Sa che potrebbe far quadrare i conti del regno, magari operando in modo meno drastico, ma le sue decisioni, strettamente tecniche, potrebbero non piacere ai più. Ha anche il sospetto che i suoi due ammiratori lo vogliano mettere al comando al posto dell’odiato avvocato del popolo ,per poi magari, in seguito, metterlo da parte e questo lo infastidirebbe parecchio. Sarebbe una macchia sul suo prestigioso curriculum e quindi preferisce rimanere in disparte.
Intanto i suoi due sostenitori insistono, soprattutto il principe decaduto, ma i cittadini dello stivale, probabilmente, non vedranno, e nemmeno vorrebbero, il remake di Supermario il salvatore dell’Erario. Sanno che cambierebbe il protagonista, ma la trama sarebbe sempre la stessa.