Squilli

Un paio di anni fa stavo per liberarmi del telefono fisso, ma poi la Tim mi ha gentilmente “regalato” internet.

Prima per collegarci alla rete usavamo il cellulare, ma per qualcuno era una procedura noiosa e la linea non sempre stabile. Così abbiamo accettato il “regalo”.

Certo la linea è quella della vecchia ADSL, ma funziona bene pur non essendo superveloce. Mia moglie ha apprezzato.

L’unico effetto collaterale è che, visto che sul telefono fisso non ci chiama più nemmeno il prozio ottantaduenne, ogni volta che suona sappiamo che all’altro capo del filo c’è qualcuno che cerca di venderci qualcosa.

Ma, da una decina di giorni, qualcosa è cambiato. A chiamare non sono più venditori, ma sondaggisti.

Domenica ci sarà il primo turno delle elezioni comunali e, più o meno ogni due giorni, qualcuno vuole sapere per chi voteremo.

Domenica e martedì ha risposto mia moglie e oggi ho riposto io. Ormai stiamo al gioco e ci divertiamo a dare ogni volta risposte diverse.

Ad alcuni amici sta succedendo la stessa cosa.

Adesso capisco perché i sondaggi sono spesso inaffidabili.

Ritorni

Nella vostra città nessuno ha il coraggio  di candidarsi alla carica di sindaco? Niente paura, possiamo prestarvene qualcuno. In Emilia di aspiranti sindaci ce ne sono a decine. Solo a Parma erano ben 12 i candidati alla poltrona di primo cittadino e un tredicesimo aveva deciso, all’ultimo momento, di non buttarsi nella mischia.

Ma il Tar confermando la decisione della commissione elettorale del comune ha escluso le liste delle due uniche candidate donne. Problemi burocratici. Forse.

Tra i tanti aspiranti alla poltrona di primo cittadini spiccano i due, che secondo i sondaggi, dovrebbero contendersi la vittoria. Uno è Michele Guerra, professore universitario quarantenne, già assessore alla cultura nell’amministrazione uscente. E’ appoggiato dal PD, da Effetto Parma, il gruppo del sindaco uscente PIzzarotti ed altre associazioni.

Mentre l’altro è Pietro Vignali ex sindaco, che era stato costretto alle dimissioni nel 2011 perché indagato, nell’ambito dell’inchiesta Public Money, per abuso d’ufficio, corruzione e peculato. In seguito in comune arrivò un commissario che trovò le casse comunali vuote e un debito di oltre 800 milioni di euro. Recentemente Vignali è stato riabilitato, ma per quanto riguarda il solo reato di abuso d’ufficio.

Mentre per gli altri due capi di imputazione aveva patteggiato due anni di reclusione, con pena sospesa, e risarcito il comune con 500 mila euro. La lega e FI hanno deciso di appoggiarlo dopo aver superato qualche perplessità. Mentre FDI  ha preferito presentare un suo candidato.

Secondo i sondaggi, un discreto seguito dovrebbe comunque averlo, visto che lo danno al ballottaggio con Guerra che, alla fine, dovrebbe vincere riportando alla guida del comune quel che rimane della sinistra dopo più di vent’anni di sconfitte. 

Qualcuno ha fatto notare che, a volte, le vicende politiche della città emiliana hanno anticipato quello che sarebbe successo nel resto del paese. Ad esempio le dimissioni di Vignali avevano anticipato di qualche settimana quelle di Berlusconi e le successive elezioni avevano visto la vittoria di un incredulo Pizzarotti, che diventò il primo sindaco grillino d’Italia.

Quindi queste elezioni diranno se gli elettori sceglieranno un ritorno al passato scegliendo un usato poco sicuro oppure un ritorno al futuro, seppure incerto, quello dell’alleanza tra PD e quello che rimane dei grillini.

Mediocrità

Non so voi, ma io vorrei parlare d’altro. Dopo due anni di pandemia trasmessa a reti unificate 24 ore su 24, sarebbe bello ricominciare a parlare delle nostre vite, delle nostre aspettative, e della mediocrità dei nostri governanti. Ad esempio in Giugno ci saranno le elezioni comunali in diverse città e i partiti cercano faticosamente candidati. Il metodo è diverso da sinistra a destra. Dalle parti del PD usano ancora il metodo inaugurato con la nomina di Veltroni a segretario: vai avanti tu che ci scappa da ridere. A destra, invece, fedeli alla linea ecologica. spesso riciclano personaggi già noti al pubblico e alle cronache giudiziarie.

Prima la pandemia e adesso la guerra hanno relegato queste notizie sui giornali locali. Sembra che sia passato un secolo da quando i partiti erano in campagna elettorale permanente e in tutti i talk show si parlava di tutto tranne che dei problemi, nazionali o locali. Si preferiva rilanciare e commentare le sparate quotidiane della Lega sui migranti per stimolare il nostro razzismo latente.

Si enfatizzava un problema per nascondere la mancanza di idee. Da queste parti si segue ancora questo schema. Fino a tre settimane fa i giornali locali erano pieni di resoconti sulle malefatte delle cosiddette baby gang. Bande di adolescenti che si azzuffavano tra di loro, rompevano vetrine, si rincorrevano per le vie del centro, spacciavano droga, minacciavano i passanti e via delinquendo. I giornali locali avevano pubblicato varie lettere di associazioni e cittadini terrorizzati. 

Qualcuno aveva paragonato addirittura la città al Bronx e invocava la linea dura, da parte delle forze dell’ordine. Ovvero la galera per i giovani teppisti italiani e un bel foglio di via per i ragazzi stranieri che, a quanto pare, farebbero parte in gran  numero delle bande. Qualcuno, ogni tanto, provava a dire che, prima di tutto, bisognerebbe capire i motivi del fenomeno, ma, di solito, veniva immediatamente zittito se non insultato.

Insomma la tendenza era quella di soffiare sul fuoco ed ingigantire il fenomeno. In tempi normali, forse, non sarebbe andata così, ma le elezioni comunali si avvicinavano e quindi la tendenza sembrava destinata a durare. Con la destra che proponeva il pugno di ferro e la sinistra che stava a guardare. Ogni tanto le baby gang tornano nelle cronache, ma più di rado. La guerra le ha fatte passare in secondo piano.

Ma non appena finirà, probabilmente, torneranno protagoniste, almeno fino alle elezioni. Dopo di che, le loro allarmanti imprese faranno la fine dei cinghiali che, qualche mese fa, avevano invaso Roma e che il giorno dopo le elezioni erano improvvisamente spariti.

Tuttavia il disagio giovanile resterà e i ragazzi continueranno ad essere considerati un problema e non una risorsa. 

Quindi dopo la guerra e la pandemia torneremo a fare i conti con la mediocrità dei politici che non ha proprio niente di aureo.