Mario Rossi

Una volta aveva un nome ed un cognome. Si chiamava Mario Rossi. Faceva l’impiegato, aveva una moglie e un paio di figli. Viveva in  un condominio in periferia, ma non troppo lontano dal centro storico di una città grande o piccola. Guidava una Fiat e votava DC.

Era l’italiano medio della cosiddetta prima repubblica. Poi, dopo tangentopoli le sue generalità sono state dimenticate da statistici e sociologi ed è diventato un anonimo uomo della strada.

A rubargli la scena era stata sua moglie, una casalinga di Voghera consumatrice seriale di programmi tv come soap opera, quiz e programmi di gossip.. Armata di telecomando aveva il potere di decretare il successo o il fallimento di una trasmissione e dei suoi conduttori .  

Ma poi con il moltiplicarsi di canali tv e trasmissioni sempre più di nicchia anche lei, come il marito ed i resto della famiglia, si è ritirata a vita privata. Probabilmente è andata in pensione con i contributi volontari pagati all’INPS e adesso riceve un assegno minimo che, insieme alla pensione del marito, a volte non basta ad arrivare a fine mese.

Ogni tanto qualcuno cerca ancora il sig, Rossi e la sua famiglia, ma senza successo. Potrebbero essere ovunque e da nessuna parte.

Secondo i sociologi questo è dovuto al fatto che molti li cercano in quello che era il loro habitat, naturale, il ceto medio, che però sta scomparendo e quello che ne è rimasto è molto diverso da quello di una volta.

Infatti ci abitano professionisti, artigiani, commercianti o fantomatici titolari di partite iva. Da più di vent’anni i partiti, quelli di destra e non solo, si contendono il loro consenso.

Mentre del povero sig, Rossi dei suoi figli e dei suoi nipoti non si interessa più nessuno anche se rappresentano ancora la maggior parte degli italiani.

Corto circuito

In questi giorni mentre si parla dei miliardi che dovrebbero arrivare dall’Europa, la destra ha cominciato la solita offensiva mediatica sulle tasse. La tesi di fondo è che pagheremo cari gli aiuti europei con interessi da usura che ci costringeranno a versare lacrime e sangue.

Come? Naturalmente con la solita patrimoniale e con tanti aumenti delle tasse. L’Europa non è diventata una mamma gentile e premurosa, come dicono i buonisti del governo, ma è rimasta la matrigna cattiva di sempre.

Di solito i loro argomenti, ormai sentiti tante volte, finiscono qui. Ma questa volta sono andati oltre e hanno rispolverato l’arma letale, quella capace di colpire al cuore la sinistra e il governo tutto: il prelievo forzoso. Pensano che anche dopo ventotto anni il fantasma di Amato che nottetempo sfila i soldi dai conti correnti degli italiani faccia ancora paura. Dicono che tornerà e che a proporlo sarebbe stato nientemeno che un vecchio avversario, nonché ex spauracchio del centro destra: Romano Prodi.

Quindi, approfittando del silenzio della sinistra, si lanciano nella consueta denuncia dell’insopportabile livello della pressione fiscale, sempre più vicina al 50%, che costringe tante brave persone ad evadere o eludere le tasse. Una delle poche possibili forme di protesta contro un fisco iniquo e vampiresco.

Eppure chi dovrebbe protestare sarebbero altri. Primi fra tutti quelli che le tasse le pagano con trattenute dallo stipendio o dalla pensione. Secondo gli ultimi dati disponibili, che risalgono allo scorso anno, infatti, sono loro, il 12,28% dei contribuenti, poco più di 5 milioni di italiani, che pagano il 57,88% dell’Irpef. Segue quello che rimane dell’ormai fantomatico ceto medio, circa mezzo milione di persone, con un reddito di 100mila euro lordi (circa 52mila netti), che versa il 19, 35% di tutta l’Irpef.

Mentre gli altri seguono in ordine sparso con percentuali che vanno dallo zero virgola al 2%.. Con il consueto elenco di imprenditori che guadagnano meno dei loro dipendenti e professionisti con la barca ridotti sul lastrico.

Quindi, comunque vada, quando si tratta di tasse, la conclusione è sempre la stessa.

In Italia le tasse le pagano in pochi perché sono troppo alte. Ma sono troppo alte perché le pagano in pochi.

Il corto circuito fiscale continua.