Poltrone e sofà

Dunque la nuova legislatura è cominciata con il botto, anzi con una rissa durante la quale l’ex Cav è stato ferito nell’orgoglio.

Lui che è abituato a comandare non poteva certo accettare un no come risposta ad una sua richiesta. Per di più da una donna, che non fa parte della sua allegra compagnia e che, oltre a tutto,  gli ha rubato la scena.

Quindi si è parecchio inbufalito. Ha messo nero su bianco quello che pensava della Meloni e ha ordinato ai suoi di non votare. Naturalmente lei non ha gradito e ha fatto sapere che  non intendeva ricevere ordini dall’ex cavaliere pur rischiando la sconfitta alla prima uscita. Ma al momento della votazione sono spuntati, come per magia, 19 voti in più che hanno consentito l’elezione di La Russa al primo tentativo. 

Superata la sorpresa gli addetti ai lavori hanno subito sospettato di Renzi. Sarebbe stato lui, infatti, insieme ai senatori di Iv ed ai suoi seguaci rimasti nel PD, ad offrire alla Meloni l’aiutino di cui aveva bisogno, intravvedendo la possibilità di tornare protagonista. Infatti se il Cav si sfilasse davvero, lui e i suoi diventerebbero decisivi per la tenuta della maggioranza e potrebbero farla cadere in qualunque momento. Magari per far tornare Draghi o chi per lui. Come vorrebbero banche ed imprese. 

Quindi Renzi, che da tempo tenta di accreditarsi come valido interlocutore presso banche ed imprese, avrebbe colto l’occasione al volo mettendo le mani avanti ancora prima che nasca il governo. Almeno così dicono i commentatori più maliziosi.

Chissà se la Meloni ha gradito l’aiutino. Sicuramente potrebbe farle comodo visto che la convivenza con Salvini e l’ex Cav potrebbe trasformarsi in una corsa ad ostacoli.

Era appena riuscita a far dimenticare il Viminale a Salvini  che l’ex Cav si è messo di traverso. Pare, infatti, che, per la Ronzulli, potrebbe anche accontentarsi di una seggiola, ma sulla poltrona della giustizia sembra irremovibile. La vorrebbe per la Casellati e non sembra disposto a cambiare idea. Qualche ora fa pare abbia dichiarato di aver raggiunto il suo scopo. Chissà!

Dall’altra parte il PD ha fatto una magra figura, come è successo altre volte. Ma una in più non farà poi una gran differenza.

Anche nel sedicente terzo polo, come nel primo, pare ci sia maretta. Renzi sembra intenzionato a disertare le consultazioni per il nuovo governo. Il motivo non si sa. Ma si suppone che la convivenza con un altro che, come lui, non perde occasione per mettersi in mostra cominci a risultare difficile. Del resto lui e Calenda si sono uniti e lasciati già altre volte. Il mondo è troppo piccolo per tutti e due. Figuriamoci un partito. 

Comunque sia per adesso noi spettatori possiamo solo aspettare la prossima puntata e allacciarci le cinture perché ci sono sicuramente turbolenze in arrivo.

Questo è solo l’inizio dell’ennesima riedizione della tragicomica commedia, che è diventata la politica italiana. Infinita come le promozioni di poltrone e sofà.

Lo spettacolo è assicurato, ma il nostro futuro è incerto.

Non habemus papam

Sembrava fatta. Erano tutti pronti ad annunciare l’habemus papam, anzi la papessa. Il coniglio uscito dal cilindro di Salvini, la Casellati. Già dai primi voti scrutinati si facevano proiezioni fantasiose sul totale che avrebbe raggiunto. Qualcuno scommetteva che avrebbe superato di slancio i 400 voti e si sarebbe avvicinata ai 450. Il cdx unito avrebbe mostrato la sua forza e gli altri non avrebbero potuto fare a meno di salire sul carro della vincitrice alla votazione successiva.

Intanto le schede uscite dalle urne passavano veloci nelle mani Fico e della eligenda. La maggior parte avevano il suo nome, tranne qualcuna che indicava Mattarella, Di Matteo, Casini, Cartabia, Berlusconi e perfino Galliani. Ma, alla fine, l’irresistibile corsa della predestinata si è interrotta a quota 382.

Allora le facce sorridenti sono diventate scure e hanno cominciato a guardarsi intorno alla ricerca di un indizio o di un suggerimento come capita a scuola a chi non ha studiato. Poi qualcuno ha nominato Draghi ed è partito il riassunto delle puntate precedenti su chi lo voterebbe e chi no. Con il sospetto che alla fine potrebbe non essere lui il prossimo inquilino del Quirinale.

Perché a palazzo Chigi  lo hanno voluto i vari poteri economici e finanziari e vorrebbero che ci rimanesse. Mentre al Quirinale, per adesso non si capisce bene chi lo voglia davvero. A quanto pare lo voterebbe il csx in ordine sparso e la parte di cinque stelle che fa capo a Di Maio. Gli altri continuano vederlo come il fumo negli occhi. Anche Salvini e Meloni non lo vorrebbero sul colle più alto perché lui è sicuramente di destra, ma non è un loro uomo.

Quindi per risolvere il dilemma, in teoria, basterebbe trovare un altro nome, magari di provenienza DC. Ma, per adesso, l’unico disponibile   sembra l’eterno Pierferdi, che con i suoi valzer tra centro, destra e sinistra crea qualche imbarazzo.  Ma quello che preoccupa di più i partiti sono i possibili effetti collaterali che potrebbe provocare questa sofferta elezione.

Perché se l’eletto sarà l’ex BCE, trovare qualcuno che lo sostituisca a palazzo Chigi potrebbe rivelarsi una missione impossibile e portare alle elezioni in primavera.

Ma anche la sua mancata elezione, sostengono quelli che vorrebbero rimanere sulla loro comoda poltrona fino al 2023 e anche oltre, potrebbe creare non pochi problemi.

Infatti, questi sospettano che il super candidato sia molto pieno di se e anche piuttosto permaloso. Quindi se non riuscisse ad arrivare al Quirinale potrebbe anche salutare la compagnia e tornare a godersi la sua pensione dorata provocando così la fine anticipata della legislatura. Per tanti politici sarebbe una disgrazia, ma noi cittadini, pur consapevoli della grave perdita, ce ne faremmo una ragione.