Guardie e ladri

Abrogazione del Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità (Legge Severino) e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi.

Limitazione delle misure cautelari nel processo penale.

Separazione delle carriere dei magistrati.

Partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari.

Abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura.

Questi quesiti vi ricordano qualcosa? Sicuramente vi sono famigliari visto che i concetti che esprimono li avete sentiti ripetere migliaia di volte negli ultimi 28 anni.

Nemmeno la pandemia è riuscita a metterli da parte. A farli tornare di attualità ci aveva pensato la ministra Cartabia con la sua riforma della giustizia che aveva suscitato l’ennesima ondata di polemiche. 

Tutto era cominciato all’inizio degli anni novanta con la  breve stagione di Tangentopoli in cui le guardie inseguivano i ladri. 

Ma poi, a poco a poco, la situazione si era invertita e i ladri avevano cominciato ad inseguire le guardie. 

Questi quesiti referendari, che dovremmo votare il 12 Giugno prossimo, promossi da Lega e Radicali con l’appoggio di Forza Italia, nel loro linguaggio legal-burocratico vorrebbero trasformare in legge questo semplice concetto, mettendo sotto il controllo del governo il potere giudiziario. 

Nonostante sia ormai fuori tempo massimo questo referendum e le sue finalità interessano ancora parecchio ad alcuni politici, anche se fino ad ora non ne hanno parlato molto. Forse contano sull’effetto sorpresa.

Infatti molti elettori entreranno nei seggi convinti di votare solo per l’elezione del sindaco e, invece, si ritroveranno in mano altre cinque schede con su scritte cinque domande formulate poco chiaramente. 

Potrebbero anche decidere di votare e magari di votare si?

Piuttosto improbabile. Così come improbabili sono i politici promotori e sostenitori del referendum.

Sergio vacante

L’ha detto per la quarta volta. Non ha intenzione di rimanere al Quirinale nemmeno un giorno in più. Quindi se i politici saliranno al colle in processione, per convincerlo a rimanere, troveranno il portone chiuso. Nelle sue stanze a quel punto Sergio Matttarella avrà già preparato gli scatoloni per trasferirsi nella nuova casa romana che ha, da poco, preso in affitto. Dunque il caso Napolitano non si ripeterà.

Anche i politici più ottusi a questo punto dovrebbero averlo capito. Ma la soluzione del problema sembra ancora lontana. Draghi, in teoria il più quotato, non ne parla. A quanto pare il ruolo di primo ministro non gli dispiace, ma anche finire la sua carriera salendo al colle più alto deve essere una prospettiva allettante. Nel dubbio, preferisce non esprimersi. Forse per non bruciare la sua candidatura oppure perché spera di unificare le due cariche. Chissà! Anche i suoi esegeti non sanno che dire.

Intanto spuntano tutti i giorni nomi di nuovi candidati. Ad esempio Giuliano Amato. Ma è colui che in una notte di luglio del “92” mise le mani nei nostri conti correnti prendendosi il 6×1000 da ciascuno. Questo gli italiani, nonostante le loro memoria corta, se lo ricordano ancora benissimo.

Poi gira anche il nome di Casini, l’eterno Pierferdi, un uomo per tutte le stagioni. Un democristiano doc, che senza una comoda poltrona su cui sedersi morirebbe. A suo favore ci sono le tante conoscenze che ha in parlamento, visto che ha fatto il giro di quello che, una volta, si chiamava arco costituzionale. Dal centro, dove è nato, si è spostato prima a destra e, dopo quasi vent’anni, è approdato a sinistra, o meglio, nel PD. Alle ultime elezioni si è candidato nientemeno che a Bologna, storica roccaforte della sinistra, come se fosse la cosa più naturale del mondo, ed è stato pure eletto. Da non sottovalutare.

Altre voci incontrollate annunciano la possibile candidatura di Marta Cartabia, attuale guardasigilli e passacarte del governo. Il suo unico punto a favore è che sarebbe la prima donna presidente, ma con i tempi  e le destre che corrono la sua elezione non sembra molto probabile.

Altro improbabile candidato, secondo alcuni giornali, è Massimo Cacciari. Anche se, rissoso e polemico com’è, non sembra molto adatto ad assumere una carica super partes come quella di presidente della repubblica. E poi è troppo intellettuale, troppo di sinistra. Troppo di tutto.

Infine c’è l’outsider, quello che non  ti saresti mai aspettato. Nientemeno che l’ex cavaliere. Certo è un po’ svampito, oltre che pregiudicato, ma i suoi media adesso ne parlano come se fosse un padre della patria e Ruby la nipote di Mubarak. Piero Sansonetti direttore del Riformista, uno dei giornali di famiglia, è arrivato a dire che eleggerlo presidente sarebbe il giusto risarcimento per le tante persecuzioni giudiziarie di cui è stato vittima. Infatti, se fosse eletto, diventerebbe anche capo del CSM, ma, come dicono i maligni, sarebbe come se Dracula diventasse presidente dell’Avis.