
Dunque Draghi se n’è andato sbattendo la porta. Indignato per la pochezza dei politici che non hanno apprezzato la sua grandezza.
Adesso, ci vorrà un po’ di tempo, ma non troppo, per elaborare il lutto causato dalla grave perdita, soprattutto economica. Infatti come ci hanno spiegato con viva preoccupazione, i giornali nelle ultime settimane, un governo in carica solo per occuparsi dell’ordinaria amministrazione non potrà distribuire i soldi del Pnrr. Toccherà al prossimo governo e chissà in che mani finirà quella valanga di soldi. Sicuramente in mani meno esperte e meno amiche di banche ed imprese di quelle di Draghi il super banchiere.
Tra i tanti in lutto per dipartita di Draghi c’é n’é uno che sembra più inconsolabile degli altri: Enrico Letta. Ha dichiarato che passerà la campagna elettorale a denunciare i congiurati che lo hanno tradito. Quindi niente più alleanza con Conte.
Meglio Di Maio che ha dimostrato di essere fedele a Draghi oltre che alla sua poltrona di ministro degli esteri.
Mentre gli è venuto qualche dubbio su una possibile alleanza con Renzi. Quel cognome gli ricorda qualcosa di spiacevole. E poi anche lui, il senatore di Rignano, ha dichiarato che non entrerebbe mai in un’alleanza che comprendesse i 5stelle.
Ma non è detto che vada così. Infatti nel caso che si presentasse alle urne da solo avrebbe buone probabilità di non essere eletto. Quindi gli converrebbe entrare in qualche campo, largo o stretto che sia.
Mentre dall’altra parte Salvini pensa di essersi vendicato di Conte che lo cacciò dopo il Papeete. Ma non ha pensato che dopo le elezioni ,probabilmente, la Meloni prenderà la guida del cdx e lui sarà un suo subalterno.
Mentre il vecchio Caimano sfuggito ai medici e alle badanti lancia promesse vecchie di quasi trent’anni che non fanno nemmeno più ridere.
Insomma i politici hanno già cominciato ad invitarci nel loro campo dei miracoli dove basta seminare un voto per vedere crescere, come per magia, un albero della cuccagna. Ma alle favole, ormai, non credono più nemmeno i bambini.