Inseguito da un fondo

Qualche giorno fa ho incontrato un amico che non vedevo da tempo perché si era trasferito in un’altra città. Abbiamo preso un caffè e, dopo aver parlato delle nostre situazioni familiari e delle amicizie che abbiamo in comune, mi ha raccontato le sue ultime vicende  lavorative. 

“ Lavoravo da parecchi anni nell’ufficio marketing di un’affermata azienda locale. Il lavoro procedeva bene nonostante l’impegno e, a volte, lo stress che comportava. Poi, qualche anno fa, l’azienda era stata acquistata da un fondo finanziario americano. In seguito l’organigramma aziendale aveva subito varie modifiche. Qualcuno era stato licenziato e qualcun altro pensionato in anticipo. Tra cui il vecchio direttore dell’ufficio marketing.

Al suo posto era stato messo un uomo di fiducia dei nuovi padroni. E’stato subito chiaro che né a lui né a loro interessava molto aumentare il fatturato, ma gli bastava l’ordinaria amministrazione. Comunque avevo continuato a lavorare come sempre cercando muovi clienti e procurando commesse, ma il nuovo direttore non sembrava apprezzare i risultati e, a volte, ostacolava anche il mio lavoro mandando all’aria contratti a cui mancava solo la firma.

Dopo un anno, stanco della situazione, mi ero licenziato ed avevo cominciato a collaborare con un’azienda straniera dello stesso settore. Lo stipendio era buono e il lavoro non troppo impegnativo. Tutto sembrava andare bene, finché un mese fa ho saputo che il gruppo finanziario che aveva rilevato la vecchia ditta, aveva acquisito anche quella per cui stavo lavorando. In seguito mi è stato comunicato che tra pochi mesi l’azienda smetterà la produzione di macchinari e produrrà solo pezzi di ricambio. Quindi l’ufficio marketing, una volta concluse le ultime consegne, sarà chiuso.

Così adesso a 53 anni mi ritrovo disoccupato. Certo non finirò sul lastrico perché mi daranno una buona liquidazione ed avrò tutto il tempo di cercare un altro lavoro, ma gli operai e gli impiegati saranno messi in cassa integrazione come sta succedendo a quelli della mia vecchia ditta. In seguito, probabilmente, entrambe le ditte saranno vendute e di esse resterà solo li ricordo.

Così si perdono posti di lavoro ed imprese piccole e medie che una volta erano piccole eccellenze che davano lavoro ed un notevole contributo all’economia locale e nazionale.

Nel novanta per cento dei casi va a finire così. Nel totale disinteresse della politica, nazionale ed Europea che non si sogna nemmeno di abrogare la legge che permette ai fondi finanziari di impadronirsi di un’impresa. Se ci fosse ancora una sinistra questo dovrebbe essere uno dei punti fondamentali del suo programma. Ma la sinistra è sparita da tempo.”

Una poltrona per due

Uno dei tanti interrogativi che aspettano una risposta in questo nuovo anno riguarda il futuro segretario di quello che è rimasto del PD. Tra i candidati alla scomoda poltrona soprattutto due hanno attirato l’interesse dei media: Stefano Bonaccini ed Elly Schlein. 

I giornali di destra che elogiavano Letta, come colui che aveva rimesso in carreggiata il partito, sembrano preferire Bonaccini  forse con la speranza che prosegua sulla via tracciata dal segretario terminale, quella che porta alla sconfitta. Non vogliono che il PD si sciolga, ma che rimanga com’é, un coacervo di correnti litigiose e inconcludenti.

Bonaccini, secondo loro, potrebbe essere l’uomo giusto. Dopo tutto anche se viene dal PCI, si era convertito al renzismo, da cui non ha mai preso le distanze. Fosse ancora del tutto o in parte renziano, come dimostra la sua costante attenzione per le imprese, la scelta della PIcerno come vice e l’accordo con Nardella, per loro andrebbe benissimo, perché, in questo caso, potrebbe presto diventare il curatore fallimentare del partito accompagnandolo in una lenta agonia. Dunque un avversario ideale. 

Ben diverso è il loro atteggiamento nei confronti di Elly Schlein. La considerano una pericolosa sovversiva, una comunista che vuole cambiare lo status quo nel quale loro sguazzano da anni. Dal loro punto di vista è un giudizio del tutto normale quasi ovvio. Ma non sono i soli a pensarla così.

Infatti anche da sinistra piovono critiche. Alcune vengono dall’interno del partito. Altre, invece, sono uscite soprattutto dalla bocca di esponenti della sinistra salottiera che vede la Schlein come la rappresentante di una sinistra radicale post comunista morta e sepolta da anni. La sua intenzione di sciogliere le correnti? Semplicemente patetica. Il fatto che è una donna e una faccia giovane e nuova? Ininfluente. Insomma, una stroncatura in piena regola.   

Magari questi preferirebbero Cuperlo che è uno di loro, anche se qualcuno, ricordando i suoi tentennamenti ai tempi del governo Renzi, pensa che sarebbe più adatto a fare il segretario del PDI, il partito degli indecisi.

Un amico, militante del Pd nonostante tutto, come lui stesso si definisce, sostiene che Bonaccini  rappresenta la discontinuità pur nella continuità. O viceversa. A me è sembrata una definizione simile alle leggendarie convergenze parallele, ma non ho ribattuto.

Mentre ritrovarsi la Schlein come segretario, sempre secondo lui, sarebbe un salto nel vuoto, nell’ignoto e impervio territorio della sinistra.  Per spiegarmi meglio il concetto ha detto: “L’ho sentita dire che bisogna superare il neoliberismo perché ha causato disuguaglianze e crisi economiche, ma non propone un’alternativa. Sostiene anche che bisogna accelerare la transizione verso fonte di energia rinnovabili trascurando l’alto costo economico che questo comporterebbe, soprattutto a carico delle imprese. Inoltre, nonostante vada in giro a dire che in caso di vittoria chiederebbe a tutti di dare una mano, ha dichiarato più volte che Renzi è uno stronzo. Non ha detto proprio così, ma il senso delle sue parole era questo.”

Se questa fosse solo l’opinione di un militante periferico conterebbe poco, ma, a quanto pare, è anche quella di tanti dirigenti del partito che hanno già scelto Bomaccini come segretario anche perché è considerato il probabile vincitore delle primarie. Quindi è meglio affrettarsi a salire sul suo carro.

Intanto i due candidati a chi gli chiede che differenze ci siano tra di loro, non rispondono e si manifestano stima reciproca. Eppure, almeno in teoria, rappresentano le due facce di un partito diviso tra chi ha ormai accettato lo status quo neoliberista e chi vorrebbe cambiarlo.

Per questo è nato il sospetto che alla fine vogliano continuare a far convivere le due anime del partito con lui segretario e lei vice, come hanno fatto in ER fino a poco tempo fa. Forse pensano che, in questo modo, si eviterebbero ulteriori scissioni, ma  c’è il rischio che il partito rimanga com’è, indeciso su tutto e inoffensivo.

Chissà cosa ne pensano i potenziali elettori, soprattutto quelli che dai tempi di D’Alema aspettano ancora un segretario che dica qualcosa di sinistra.

Ai gazebo l’ardua sentenza.

Iper astinenza

Il giorno di Santo Stefano sono passato davanti al centro commerciale dove vado abitualmente. Nel parcheggio c’erano parecchie macchine. anche se molto meno del solito. Ho visto tanti clienti muniti di carrello e borsa delle spesa che andavano e venivano. Allora ho pensato di andare anch’io. Avevo giusto bisogno di comprare il pane, il caffè e qualche scatoletta per il gatto.

Quindi ho parcheggiato, preso una delle tante borse della spesa che girano sempre nel bagagliaio e mi sono diretto all’entrata. Una volta arrivato a destinazione, mi sono trovato davanti una piccola folla di persone che, però, non entravano.

Alcuni parlavano tra di loro, altri parlavano al telefono, mentre un signore di mezza età si lamentava ad alta voce perché il centro commerciale era chiuso. Infatti sulla porta a vetri c’era scritto chiaramente che il 25 ed il 26 Dicembre sarebbe stato chiuso.

Mentre tornavo alla macchina ho pensato che forse è vero che il consumismo del terzo millennio da dipendenza. Dopo due giorni passati senza entrare in un negozio, in un centro commerciale o in un ipermercato, si rischia la crisi di astinenza.

L’anno che verrà

La pandemia sanitaria passerà. Tutte le pestilenze prima o poi finiscono. Anche la guerra finirà anche se, per adesso ,l’unico a parlare di pace è il Papa Ma la pandemia economica e sociale resterà.

A meno che la fine di un incubo come la pandemia e di una tragedia come la guerra non segni l’inizio di una nuova era e la voglia di ricominciare non fornisca la spinta necessaria al cambiamento. Perché è chiaro che non si può tornare semplicemente indietro nel tempo alla situazione del 2019. Il PIL non può più essere la principale se non l’unica preoccupazione di un governo. Un dio al quale offrire quasi quotidianamente sacrifici umani. Non è più tollerabile, se mai lo è stato.

Ma per adesso non ci sono segnali incoraggianti. C’è chi si è rassegnato, ci rifiuta la realtà e chi vive nel passato. Come quelli che dovrebbero essere di sinistra, che sono divisi tra chi si è convertito da tempo al pensiero unico, chi pensa di essere ancora nel secolo scorso e chi combatte battaglie di retroguardia.

Adesso sono impegnati in una delle solite lunghe e laceranti discussioni che dovrebbe portare all’elezione di un nuovo segretario. Chissà se anche stavolta useranno il metodo del” Vai avanti tu che ci scappa da ridere”, come in un recente passato.

Mentre servirebbe qualcuno che, dopo aver preso atto dello stato delle cose, indicasse se non la strada, almeno la direzione da prendere.  Che proponesse nuovi modi per reagire alle tante ingiustizie, alla perdita dei diritti e della dignità di chi lavora.

Perché anche protestare è diventato difficile. Lo sciopero tradizionale è di diventato un’arma spuntata quando il padrone è una multinazionale o un inafferrabile fondo azionario. Uno dei tanti segnali che rivela, come certificò uno studio di una commissione europea qualche anno fa, che la lotta di classe l’hanno vinta i padroni. Anzi hanno stravinto. Non solo. Hanno anche cercato di convincerci che dobbiamo rassegnarci ad essere più poveri e a vedere i figli che avranno una vita molto più difficile e incerta dei loro padri.

E’ la dura legge del neoliberismo selvaggio, dato per morto tredici anni fa, ma ancora vivo e nocivo. Però sappiamo bene che niente è per sempre. Quindi adesso più che mai ci sarebbe bisogno di una cultura alternativa di nuove idee e sogni da realizzare o anche solo da inseguire.

Perché, come diceva Shakespeare, la vita è fatta della stessa materia della quale sono fatti i sogni e senza di essi la vita è triste e priva di prospettive. Quindi proviamo a ricominciare a sognare a lottare e a sperare.

Grazie a tutti quelli che mi hanno seguito fin qui.. 

Buon Anno a tutti.

Regali di Natale

A quanto pare oltre al Covid in giro c’è un altro virus altrettanto contagioso. Il primo sintomo non è il mal di gola e neppure una raffica di starnuti, ma un’improvvisa attrazione per i paesi del Golfo Persico, in particolare per il Qatar.

In seguito chi è stato contagiato si è ritrovato inspiegabilmente in casa una valigia piena di soldi. Qualcuno ,magari, ha pensato che fosse un regalo di Babbo Natale arrivato in anticipo. Infatti su alcune buste contenenti il denaro c’era proprio  l’immagine di Babbo Natale.

Ma la guardia di finanza ha scoperto che a portare la valigia era stato qualcuno con la barba e uno strano vestito lungo che, però, non era nemmeno rosso.

Allora qualcuno ha avanzato l’ipotesi che si trattasse dei Re Magi disorientai dai cambiamenti climatici o da un navigatore difettoso, ma gli investigatori hanno scartato subito anche questa fantasiosa seppure suggestiva ipotesi.

Per alcuni deve essere stato un duro colpo. Avevano sempre creduto nell’esistenza di Babbo Natale e nei suoi regali. Anche se qualche dubbio forse lo avevano avuto perché, di solito, portava loro una cravatta, un maglione o un cellulare.

Nella letterina al simpatico vecchietto magari avevano chiesto l’ultimo modello di I phone e invece hanno ricevuto abbastanza soldi da comprane qualche migliaio.

Forse hanno pensato che fosse la giusta ricompensa perché erano stati buoni e si erano comportati bene per tutto l’anno. Invece hanno saputo che, al contrario, si erano comportati male e quindi non avrebbero dovuto ricevere quei regali inaspettati.

Ma possono sempre sperare nella Befana o nell’invito a corte di qualche Emiro.

Sciroppi al veleno

Stavo per pubblicare un paio di post dedicati a due candidati alla segreteria del PD che si trovano da queste parti, ma poi ho letto questa notizia su un giornale di notizie mediche e non ho potuto fare a meno di parlarne.

Da mesi ormai i media italiani, e non solo, parlano soprattutto di guerra e della crisi economica che ha colpito l’Europa. Il Covid è ormai affondato nelle pagine interne dei giornali e riemerge solo una volta alla settimana. I problemi sanitari non fanno più notizia.

Quindi figuriamoci se qualcuno poteva interessarsi di quello che succede in Gambia, una striscia di terra circondata dal Senegal dove vivono in condizioni precarie poco più di due milioni di persone.

L’estate scorsa a quelle parti un settantina di bambini, la maggior parte sotto i cinque anni, sono morti e altri sono stati colpiti da insufficienza renale acuta, dopo aver assunto uno sciroppo per la tosse. Tutto nel silenzio della stampa occidentale che l’ha ignorata o relegata nella pagine interne, Tranne pochissime eccezioni.

Eppure l’OMS aveva lanciato l’allarme all’inizio di Ottobre quando sono stati individuati i responsabili di quelle morti: quattro sciroppi per la tosse prodotti in India dalla Maiden Pharmaceutical Limited. Le analisi di laboratorio hanno evidenziato che nei flaconi di sciroppo era presente una percentuale molto superiore al consentito di glicole etilenico e glicole dietilenico, due solventi di uso comune, ma potenzialmente tossici.

Inoltre un’ispezione delle autorità sanitarie indiane ha rilevato gravi irregolarità nel processo produttivo. Subito dopo in Gambia i farmaci incriminati sono stati ritirati.

Sembrava tutto finito perché la casa farmaceutica aveva dichiarato che gli sciroppi erano stati spediti solo in Gambia. Ma poi altre morti sospette, circa un centinaio, sono avvenute anche in Indonesia. Si pensa che  gli sciroppi incriminati potrebbero essere arrivati in quel paese per vie illegali, ma è solo un’ipotesi. Non si sa nemmeno con certezza se si tratti degli stessi farmaci o di altri simili, ma i contaminanti in essi contenuti sono gli stessi. Comunque, per precauzione, in Indonesia sono stati ritirati non solo gli sciroppi per la tosse, ma anche tutti i farmaci in forma liquida. 

Tuttavia, rimane il fatto che questi farmaci in Europa e negli USA sono decisamente sconsigliati da EMA ed FDA per la scarsa efficacia e la pericolosità anche in presenza di modeste percentuali di contaminanti.

Evidentemente qualcuno sfrutta la fame di farmaci dei paesi più poveri per fare affari sulla loro pelle anche se si tratta di bambini. Fosse successo in Europa sarebbero scoppiate polemiche, denunce, inchieste giudiziarie e giornalistiche. Invece è successo in paesi poveri dove i bambini, da sempre, si ostinano a morire di fame o di malattie e quindi non fanno notizia.

Il lattaio

Da quando è nato il nuovo governo i giornali principali, in particolare quelli del gruppo Gedi, sono passati all’opposizione. Ogni giorno le loro cronache politiche fanno le pulci ai provvedimenti del governo Meloni. Stranamente ma non troppo, quello che esprime la critiche più feroci è l’Huffpost, la testata più a destra delle tre.

Alcuni dei suoi opinionisti arrivano a definire i politici al governo caricature di se stessi impegnati a inscenare una imbarazzante operetta che ogni giorno si arricchisce di episodi tragicomici. 

Repubblica e la Stampa non arrivano a tanto, ma sono comunque molto critici sui provvedimenti del governo. Anche Domani si è schierato contro il governo. A tal punto che Meloni lo ha querelato.

Che siano tutti diventati improvvisamente di sinistra? La Meloni ha fatto il miracolo? Oltre a quello di far sparire il Covid?

La realtà, forse, è molto più semplice. Gli editori e i loro finanziatori  non vedono di buon occhio la Meloni. Certo è di destra e questo va bene, ma è un pò troppo di destra e non lo nasconde. Cosa che può generare tensione sociale e, magari, anche se adesso appare una prospettiva remota, ridare vita ad una sinistra piuttosto spenta.

Poi, cosa molto importante, potrebbe non distribuire i soldi del Pnrr  ai soggetti giusti. Insomma la vedono come un’intrusa, una mosca nel latte dei loro affari.

Perché il loro lattaio preferito, adorato, era Draghi. E sperano che ritorni in persona o con un suo fidato collaboratore. Altro che sinistra.

Law and order

Riassumendo. I giovani non potranno più andare ad alcun rave, raduno o festa non autorizzata a fare danni, ubriacarsi e drogarsi. Non potranno nemmeno oziare tutto il giorno e, magari, manifestare contro il governo come hanno fatto finora.

Dovranno invece studiare e anche molto e i più meritevoli saranno premiati. Anche se, quali saranno i premi, ancora non si sa. 

Se, invece, non studiano, o lo fanno troppo svogliatamente, dovranno trovarsi velocemente un lavoro, invece di vivere a carico dello stato.

Chi ha intenzione di sposarsi dovrà farlo in chiesa e non in comune come fanno i miscredenti.

Dovremo avere più figli per contrastare il crescente numero di stranieri che vivono nel nostro paese.

Intanto il governo farà in modo che non ne arrivino altri ,rimpatriando prontamente quelli che arrivano sulle navi guidate da pericolosi criminali in combutta con i trafficanti di esseri umani.

Potremo pagare in nero e, ovviamente, in contanti artigiani e professionisti ai quali ci rivolgiamo. Così noi risparmieremo l’iva e loro non rischieranno di salire ad una soglia di reddito più alta. E’ sempre successo, ma adesso sarà quasi legale.

Tutti noi saremo tenuti a consumare solo cibo italiano di qualità. Se è caro non importa. Con i cospicui aumenti di pensioni e stipendi ce lo potremo permettere.

Smetteremo di fumare perché, oltre che alla salute, il fumo fa male anche al portafoglio, visto che un pacchetto di sigarette aumenterà di settanta centesimi.

Mentre le bollette sono già aumentate da tempo, ma con l’aiuto del governo potremo pagarle e anche in comode rate. Almeno finché i prezzi di gas e luce non torneranno ai valori prebellici: Anche allora non erano poi così bassi, ma questo è solo un dettaglio.

Insomma il nuovo governo sta mettendo, a poco a poco, le cose a posto. La legge e l’ordine sono stati ristabiliti.

La scatola

La confusione regna sovrana in casa PD. Il più confuso sembra essere Letta, segretario terminale. Ha dichiarato che farà opposizione a quelli che, invece di fare opposizione al governo, non perdono occasione per fare opposizione all’opposizione.

Tradotto voleva dire che si opporrà al duo liberal kitsch Renzi-Calenda. Aveva cercato di dividerli offrendo a Calenda un numero spropositato di seggi. Sapeva che Renzi da solo avrebbe avuto  poche probabilità di essere rieletto. Ma Calenda con un ennesima giravolta aveva disdetto l’accordo già sottoscritto. 

Quindi, se prima ne odiava uno, adesso li odia entrambi. Povero Letta.

Renzi è diventato la sua bestia nera. Se non arriva presto qualcuno a prendere il suo posto rischia di finire come l’ispettore capo Dreyfus che odiava Clouseau fino alla pazzia nei film della Pantera Rosa.

Al congresso di Marzo mancano ancora quattro mesi e, nel frattempo, deve comunque fare il segretario. Impresa non facile. Infatti dopo la batosta elettorale, sembra che stia facendo il facente funzione di se stesso.

La sua ultima iniziativa è stata quella di convocare iscritti, simpatizzanti e passanti per tre sabati per  discutere su come riempire di idee la scatola della sinistra, o meglio, quello che è rimasto della sinistra. Si è accorto anche lui che il PD attuale è proprio questo: una scatola vuota.

Ma quel che è peggio, è che nessuno sa cosa metterci dentro.

La perdita

Venerdì scorso, nel pomeriggio, sono sceso in taverna per prendere un libro Stavo per uscire quando ho alzato lo sguardo e ho visto una scena raccapricciante: tanti rigagnoli d’acqua che scorrevano lentamente, ma minacciosamente, su una parete facendo un pericoloso slalom tra due derivazioni dell’impianto elettrico.

Ho capito subito qual era il problema perché si era già presentato anni fa. Al piano di sopra c’è un bagno che aveva la cassetta dello sciacquone incassata nel muro. Soluzione senza dubbio elegante, ma non priva di rischi a lungo termine. Infatti, dopo anni di onorato servizio, la cassetta si era bucata e lasciava filtrare l’acqua nel muro sottostante.

Allora avevo chiamato l’idraulico di quartiere che aveva montato una cassetta esterna, soluzione magari meno elegante, ma più funzionale in caso di guasto. L’acqua però veniva sempre dal rubinetto della vecchia cassetta incassata nel muro. Sono corso subito a controllare e ho visto che il rubinetto aveva ceduto e lasciava zampillare l’acqua nella vecchia cassetta bucata. Ho provato a stringere  una paio di viti, ma sono riuscito solo a diminuire e non ad eliminare la perdita.

Ormai erano le quattro del pomeriggio e rischiavo di passare il fine settimana senza acqua né riscaldamento e, magari. anche senza luce se l’acqua avesse raggiunto le due derivazioni dell’impianto elettrico. Allora ho subito chiamato il negozio dell’idraulico di quartiere, ma una voce metallica  mi ha detto che il numero era inesistente. Allora ho provato a chiamare il suo cellulare, ma anche questo numero era inesistente. Scomparso, svanito nel nulla.

Allora ho chiesto aiuto alla vicina di casa che ha fatto rifare il bagno di recente. Mi ha dato i numeri di un paio idraulici, ma entrambi erano molto impegnati e, nonostante avessi descritto la situazione con toni apocalittici., si sono limitati a dire che sarebbero passati forse la settimana seguente a dare un’occhiata.

Ormai erano le sei e nessuno mi avrebbe più risposto. Allora ho pensato di chiudere il rubinetto che porta l’acqua nel bagno. Dopotutto al piano di sotto c’è un altro bagno e quindi, nel  frattempo, si poteva usare quello. Ma nessuno aveva chiuso quel rubinetto da almeno trent’anni e al primo quarto di giro ha cominciato a gocciolare, così ho dovuto richiuderlo subito.

A quel punto non avevo più risorse. Ho cominciato una disperata ricerca su internet e ho trovato una ditta di idraulica a poco più di un chilometro da casa mia. C’era anche scritto che avrebbe riaperto il mattino dopo alle otto. Pur sapendo che queste indicazioni, a volte, sono errate, il mattino dopo alle otto e zero cinque ho telefonato. Una voce gentile mi ha risposto che avrebbe mandato qualcuno nel pomeriggio. Ho lasciato il mio numero con um filo di speranza. Non potevo fare altro.

Mi è venuta in mente una vecchia battuta di Woody Allen:” Non solo Dio non esiste. Provate a cercare un idraulico nel week end.” Invece alle dieci mentre ero in taverna in ansiosa contemplazione del muro ormai fradicio, mia moglie è scesa dalle scale con il mio cellulare in mano gridando:” C’é l’idraulico al telefono!”

Ho preso il telefono e gli ho dato le indicazioni per arrivare a casa mia, Poco dopo è arrivato e in pochi minuti ha eliminato la perdita. Poi è tornato lunedì per cambiare il rubinetto difettoso. Problema finalmente risolto.

Alla fine ho pensato che se esiste Dio non lo so, ma un idraulico che lavora anche al sabato c’é, esiste, l’ho visto.