
Una volta se qualcuno diceva che non aveva più senso parlare di destra e sinistra era subito definito di destra, oppure un qualunquista, ma sempre di destra. Oggi, invece, se qualcuno esprime un concetto del genere dice un’ovvietà. Almeno per quanto riguarda i partiti.
Infatti il famoso e fumoso programma dei partiti, quello che intendono mettere in pratica, una volta arrivati al governo. è lo stesso per tutti. Qualcuno lo mette nero su bianco in centinaia di pagine che nessuno ha mai letto né leggerà mai. Ma se qualcuno si prendesse la briga di leggerlo vi troverebbe i tagli alla spesa pubblica, ovvero alla scuola e alla sanità, l’età pensionabile sempre più avanzata, la privatizzazione di quello che è ancora pubblico, il taglio delle tasse ai più ricchi, finanziamenti a banche ad imprese, di solito a fondo perduto, ecc… Dimenticavo la riforma della giustizia, ma quella l’ha già fatta la Cartabia con Draghi.
Qualcuno, ogni tanto, spende qualche parola per i giovani e per quelli che vivono di un lavoro dipendente, ma di solito sono parole di circostanza che lasciano il tempo che trovano. L’unica differenza tra un partito e l’altro è il modo in cui verrà messo in pratica il programma. Che può essere lento e progressivo oppure più veloce e brutale.
Poi c’è chi cerca di sviare l’attenzione dando la colpa di tutte i nostri problemi agli immigrati, ai giovami che non hanno voglia di lavorare, all’Europa o al destino cinico e baro, ma la sostanza non cambia. Nessuno mette in dubbio il pensiero unico e la struttura economica neoliberista.
Mentre quelli che si ritengono molto di sinistra continueranno a battersi solo per i diritti degli LGBT o per una legge sull’eutanasia. Questioni delicate e importanti che avrebbero dovuto essere risolte già da tempo, ma che, con la situazione economica e sociale che abbiamo, non sono certo una priorità.
E pensare che c’è ancora qualche politico che non capisce come mai gli italiani non hanno più fiducia nella politica e quelli che vanno a votare sono sempre meno.