Eco scossa

Da qualche settimana sto pensando di cambiare una delle auto di famiglia, ma non riesco a decidere che tipo di motore avrà la futura inquilina del mio garage.  Gli esperti sconsigliano il diesel. Ormai è considerato morto e sepolto. Mentre un motore a benzina va bene solo se si intende usare l’auto fino a che si disintegra.  Dicono che in futuro venderla sarà un problema serio perché  nessuno la vorrà più. 

Allora ho pensato ad un’ibrida. Ne ho provate un paio ma le ho trovate lente, tutte votate al risparmio, fatte per andare piano, senza fretta. Perché in caso contrario, oltre a prestazioni deludenti si ottengono solo alti consumi.

Infine l’auto elettrica che è di grande attualità e anche di gran moda. Da queste parti i più modaioli e danarosi sfilano silenziosamente per le vie del centro sulla Tesla. A quanto pare piace anche alle signore più benestanti. Ne ho vista una, non più giovanissima, che indossava un tailleur dello stesso colore della macchina.

Però mia moglie non intende fare lo stesso ed io non ho nessuna intenzione di finanziare le gite spaziali di Elon Musk.

Ma il problema rimane. Così ne ho parlato con un conoscente, un ingegnere elettronico che va in giro tutti i giorni sulla macchina elettrica che l’azienda per cui lavora gli ha messo a disposizione. 

Mi ha subito elencato i pregi delle auto a trazione elettrica: silenziosità, facilità di guida, robustezza e grande accelerazione. Ma, subito dopo, è passato ad elencare i difetti.

Anzitutto l’autonomia che è sempre inferiore a quella dichiarata e scende ancora di più se si schiaccia troppo l’acceleratore, Soprattutto con le auto più piccole che hanno poco spazio per le batterie. Mentre quelle più grandi, come i suv, possono ospitare molti moduli elettrici nei loro ampi pianali, garantendo così maggiore autonomia, ma hanno dei prezzi che vanno dai 40.000 euro in su.

Comunque, qualunque modello si scelga, vista la carenza di colonne di ricarica è bene munirsi di un wall box da installare nel garage. A volte è compreso nel prezzo dell’auto. Ma, naturalmente, bisogna avere un  garage e non è da tutti.

Poi, secondo lui,  quella elettrica, non è una scelta ecologica come vorrebbero farci credere: Di petrolio c’è n’è ancora tanto, ha detto, e se non finirà più nei serbatoi delle automobili servirà a produrre l’energia necessaria a ricaricarle. A questo punto gli ho chiesto come mai tante case automobilistiche stiano sfornando continuamente modelli elettrici. Mi ha risposto che non è per soldi, ma per denaro.

Infatti hanno scoperto che un’auto elettrica ha un motore più semplice con molte meno componenti di uno tradizionale. Quindi mettere insieme un mezzo elettrico è più semplice e richiede meno lavoro. Infatti, non  più tardi di qualche settimana fa, il Ceo del gruppo VW, Herbert Diess, ha annunciato che, nei prossimi anni, in seguito alla maggiore produzione di veicoli elettrici pensa di licenziare circa trentamila dipendenti del gruppo. 

Poi il mio esperto ha aggiunto che bisogna considerare anche il risvolto umanitario.

Infatti le batterie hanno due componenti fondamentali: il cobalto ed il litio. Il cobalto viene in gran parte dalle miniere del Congo dove uomini e bambini rischiano la vita per qualche spicciolo al giorno. Strano destino quello della nazione africana, da sempre legato a quello della motorizzazione. Tutto è cominciato nel 1890, due anni dopo l’invenzione dei pneumatici da parte di John Boyd Dunlop, quando il Congo con le sue foreste di alberi della gomma diventò il maggior produttore mondiale della materia prima necessaria alla  fabbricazione dei pneumatici. Mentre oggi con l’aumento della produzione di auto elettriche è fortemente aumentata la richiesta di cobalto.

Il litio, invece, viene estratto in gran parte dalle miniere della Bolivia dove, ancora una volta, uomini e bambini sono costretti a lavorare sotto terra in condizioni disumane per un pezzo di pane  e con gravi conseguenze per la loro salute.

A questo punto se anche avessi avuto intenzione di comprare un’auto elettrica queste informazioni mi avrebbero sicuramente fatto passare la voglia. 

Magari diventerò un no-plug o comunque si chiamino i contrari alla mobilità elettrica. 

Intanto, però, non so ancora che macchina porterò a casa.

Forse mi attaccherò alla canna del gas, nel senso che potrei scegliere un’auto a metano. Chissà!

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