Un giornalaio speciale

Alla domenica mattina o nei giorni festivi, di solito verso le undici, suonava il campanello di casa. Non era necessario chiedere chi fosse. Sapevamo che era Regolo e portava il giornale. Non uno qualsiasi, ma il suo giornale, l’Unità. 

Aveva più di ottanta anni, ma voleva ancora dare il suo contributo al partito e continuava a distribuire il giornale in qualsiasi stagione e con qualunque tempo. 

Perché non era un tipo qualunque. Nel 1922  si era unito agli arditi del popolo che combattendo sulle barricate nell’oltretorrente. a Parma, avevano respinto i fascisti di Italo Balbo. Poi era stato partigiano.  

Dopo la guerra aveva partecipato alla costruzione, con ore e ore di lavoro volontario, della sezione del partito che si trovava a pochi metri da casa nostra. Quindi per lui fare il giro di un paio di strade a consegnare giornali era una cosa da niente. 

L’Unità da lui la compravano tutti. anche quelli che non erano comunisti e, magari, neppure di sinistra.

Ma, una domenica nessuno suonò alla porta. Allora mio padre, da anni abituato a leggere il giornale dopo il pranzo domenicale, mi mandò all’edicola poco distante a comprarlo. 

Mentre tornavo a casa sfogliai il giornale e nelle pagine locali trovai la foto di Regolo e il suo necrologio. L’unica ragione che gli aveva impedito di suonare, ancora una volta, i campanelli della via. 

Ma gli aveva permesso di arrivare nelle case insieme al suo giornale per l’ultima volta.

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