Corto circuito

In questi giorni mentre si parla dei miliardi che dovrebbero arrivare dall’Europa, la destra ha cominciato la solita offensiva mediatica sulle tasse. La tesi di fondo è che pagheremo cari gli aiuti europei con interessi da usura che ci costringeranno a versare lacrime e sangue.

Come? Naturalmente con la solita patrimoniale e con tanti aumenti delle tasse. L’Europa non è diventata una mamma gentile e premurosa, come dicono i buonisti del governo, ma è rimasta la matrigna cattiva di sempre.

Di solito i loro argomenti, ormai sentiti tante volte, finiscono qui. Ma questa volta sono andati oltre e hanno rispolverato l’arma letale, quella capace di colpire al cuore la sinistra e il governo tutto: il prelievo forzoso. Pensano che anche dopo ventotto anni il fantasma di Amato che nottetempo sfila i soldi dai conti correnti degli italiani faccia ancora paura. Dicono che tornerà e che a proporlo sarebbe stato nientemeno che un vecchio avversario, nonché ex spauracchio del centro destra: Romano Prodi.

Quindi, approfittando del silenzio della sinistra, si lanciano nella consueta denuncia dell’insopportabile livello della pressione fiscale, sempre più vicina al 50%, che costringe tante brave persone ad evadere o eludere le tasse. Una delle poche possibili forme di protesta contro un fisco iniquo e vampiresco.

Eppure chi dovrebbe protestare sarebbero altri. Primi fra tutti quelli che le tasse le pagano con trattenute dallo stipendio o dalla pensione. Secondo gli ultimi dati disponibili, che risalgono allo scorso anno, infatti, sono loro, il 12,28% dei contribuenti, poco più di 5 milioni di italiani, che pagano il 57,88% dell’Irpef. Segue quello che rimane dell’ormai fantomatico ceto medio, circa mezzo milione di persone, con un reddito di 100mila euro lordi (circa 52mila netti), che versa il 19, 35% di tutta l’Irpef.

Mentre gli altri seguono in ordine sparso con percentuali che vanno dallo zero virgola al 2%.. Con il consueto elenco di imprenditori che guadagnano meno dei loro dipendenti e professionisti con la barca ridotti sul lastrico.

Quindi, comunque vada, quando si tratta di tasse, la conclusione è sempre la stessa.

In Italia le tasse le pagano in pochi perché sono troppo alte. Ma sono troppo alte perché le pagano in pochi.

Il corto circuito fiscale continua.

1 commento su “Corto circuito”

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