Quel giorno Giuseppe aveva avuto la solita discussione periodica con la sua compagna. A lui non piaceva abitare in campagna lontano dagli amici dai negozi, dai bar.. Da tutto. Inoltre, ogni giorno, doveva sorbirsi quindici chilometri in macchina per andare al lavoro. Mentre Rosalba amava coltivare fiori, passeggiare per i prati con il cane e fare la casalinga. Giuseppe, invece, avrebbe voluto che lavorasse per far quadrare il bilancio domestico, che si reggeva a stento sul suo magro stipendio da insegnante precario. Ma lei aveva ribadito più volte che il suo lavoro era quello di occuparsi di lui e della casa Quel giorno aveva anche minacciato di andarsene, ma Giuseppe non aveva dato peso alla cosa ed era andato a fare un lungo giro in città, nel suo habitat naturale. Quando tornò a casa era quasi l’una di notte. La porta cigolò come sempre. La richiuse piano e, subito dopo, sentì un rumore, qualcosa che veniva nella sua direzione. Mentre cercava l’interruttore della luce si sentì toccare una gamba. Fece un sobbalzo come se avesse preso la scossa. Poi allungò una mano e senti qualcosa di umido e caldo: era solo il muso del cane. Gli accarezzò la testa e col braccio urtò una bottiglia di acqua minerale che era sul tavolo facendola cadere sul pavimento dove rimbalzò un paio di volte. Giuseppe la raccolse e si preparò a rispondere a Rosalba, che sicuramente lo avrebbe chiamato entro qualche decimo di secondo. Ma nessuna voce risuonò nell’aria. Giuseppe, si guardò intorno e vide sul tavolo un foglio di carta gialla piegato in due. Lo lesse in fretta mentre sul suo viso appariva lo stupore. Su quel foglio una calligrafia semplice e lineare aveva tracciato poche parole: ”Caro Giuseppe, temo che i nostri punti di vista siano ormai inconciliabili. Quindi ho deciso di andare via. Mi fermo da mia sorella per qualche giorno. Manderò Filippo a prendere il resto della mia roba.
Abbi cura di te e di Tom. Ciao. Rosalba
Giuseppe prese una lattina di birra dal frigo e la aprì. Mandò giù un sorso e poi lanciò un urlo che risuonò cupo nella casa deserta:” Libero! Finalmente libero! Adesso posso ricominciare a vivere!” Poi cominciò a saltellare per la cucina come se avesse le molle sotto le scarpe. Ma, dopo qualche minuto, un’ombra apparve sulla sua faccia. Pensò che era libero, certo, ma lei. forse, se ne era andata con quel tale Filippo. Lui si era fatto tanti problemi perché ogni tanto andava a bere qualcosa con un’amica e Rosalba, intanto, si vedeva con un altro. Vatti a fidare delle donne!
Ma, forse, lei era convinta che anche lui la tradisse e quindi… Comunque la mettesse, però, a Giuseppe sembrava di averci rimesso, alla fine dei conti.
Però adesso poteva andarsene da quella casa schifosa e tornare alla civiltà. La prima tappa avrebbe potuto farla dai genitori che abitavano in città. Almeno era più vicino al lavoro e a tutti gli amici. Poi avrebbe trovato un’altra sistemazione. Il mattino dopo si alzò presto, fece colazione ed andò a fare il solito giro con Tom, un bastardone dal pelo lungo e dagli occhi grandi, che era molto affezionato a Rosalba.
Più tardi lo portò alla cascina da dove Rosalba lo aveva preso quand’era ancora un cucciolo. Il contadino, dapprima stupito per il ritorno di Tom, disse che lo riprendeva volentieri e anche Tom sembrava contento.. Giuseppe, soddisfatto, di diresse con passo svelto verso casa ma quando arrivò Tom lo aspettava davanti alla porta. Entrarono in casa insieme.
Quella sera Giuseppe andò in città e passò a salutare il suo amico Antonio che fu molto sorpreso per la improvvisa partenza di Rosalba.
-Avrei giurato che non vi sareste mai separati. Sembravate così affiatati – commentò.
A quelle parole Giuseppe avvertì una specie di nodo alla gola. Forse che, passata l’euforia della libertà, sentiva già la mancanza di Rosalba?
Pensò fosse solo un momento di inevitabile nostalgia e cercò di affogarla in una pinta di birra scura. Alla fine, almeno, era più allegro. Rimase con Antonio fino a tardi e poi si diresse lentamente verso casa. La porta si aprì dopo un solo giro di chiave. Eppure, di solito, chiudeva con tre o quattro giri. Ma, forse, non ricordava bene. Entrò, comunque, guardingo. Accese la luce e subito Tom gli andò incontro. Quando il cane smise di fargli festa si diresse verso la camera e inciampò in un piccolo zainetto rosa. Forse l’aveva dimenticato Rosalba nella fretta di andarsene oppure… Giuseppe si diresse velocemente verso la camera da letto, spalancò la porta e sotto le coperte vide Rosalba che gli indirizzò uno sguardo un po’ assonnato ed un rimprovero banale:
-E’ questa l’ora di tornare a casa?
-Ma, ma…cosa ci fai tu qui ?, balbettò lui.
-Beh, ho cambiato idea. Non mi andava di lasciarti. Mi sento
ancora legata a te, rispose lei.
-Quindi non sei andata con Filippo…
Chi?
-Filippo, non si chiama così la tua nuova fiamma?
. Ah, ah, ah! Tu pensavi che… Ah Ah! Filippo è il marito di mia sorella!
-Che stupido che sono stato, sospirò Giuseppe. che, nonostante tutto, si sentì sollevato da quella notizia.
-Per questa volta ti perdono sussurrò Rosalba, poi lanciò a Giuseppe uno sguardo che a lui sembrò implorante, ma, in realtà esprimeva tranquillità e sicurezza. Rosalba lo tradusse subito in parole:
-Non mi dici bentornata? Speravi che non tornassi più?
-Beh, no…speravo che tornassi, ma…
-Allora potresti anche darmi un bacio di benvenuto.
Giuseppe, dopo un attimo di incertezza, si avvicinò al letto.
Rosalba aprì le braccia, Giuseppe si chinò, lei lo strinse forte e lo baciò sulla bocca. Giuseppe ricambiò, suo malgrado, ma non troppo, il bacio e l’abbraccio.