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Ognuno di noi cerca, faticosamente, di dare un senso alla propria vita.
A volte si tratta di un senso del tutto comune, come quello di mettere su famiglia o, anche, semplicemente, di avere dei figli seguendo l’istinto primordiale della riproduzione della specie.
Qualcuno segue altre strade e punta sul lavoro, sulla passione, sulla creatività. Ma solo pochissimi riescono a conciliare la passione, il talento ed il denaro. In modo da avere il tempo di pensare ai sentimenti, al senso della vita e delle proprie azioni.
La maggior parte di noi è troppo impegnata a sopravvivere per potersi permettere di pensare. Oltre al lavoro ci sono i figli da seguire, i mutui da pagare, i genitori da rassicurare, i parenti e le scocciature da evitare e i sensi di colpa da superare.
Non abbiamo tempo per chiederci perché non ci innamoriamo più, o perché, al contrario, ci innamoriamo troppo spesso. Oppure come mai, dopo anni e anni di convivenza, guardiamo la moglie, il marito, la fidanzata o il fidanzato, il compagno o la compagna, come se fosse la prima volta. Oppure, ali contrario, come se fossero soprammobili.
Intanto il tempo passa, ma non ci facciamo caso più di tanto, perché, impegnati come siamo, ci sembra di vivere in un eterno presente che contiene il nostro passato e il nostro futuro. Un presente rassicurante, ma sempre uguale.
Intanto mentre continuiamo il nostro transito su questa terra ci lasciamo alle spalle una scia , trasparente e vischiosa come quella delle lumache e, come loro, non possiamo vedere il nostro percorso dall’alto.
Altrimenti ci accorgeremmo di aver disegnato, con una sola linea ininterrotta, un gomitolo inestricabile: la linea della nostra vita. Sotto la quale si nasconde quella che Roland Barthes chiamava la traccia profonda del senso che si chiama destino.
Che non dipende da forze oscure o malvagie, na da noi, dalla nostra storia. dalle nostre capacità e dal nostro carattere.
A questo punto qualcuno, magari, si sarà chiesto perché invece che sul l’ex“capitano” e soci oggi ho scritto un post su argomenti vagamente psico-socio-filosofici.
Forse perché domani è l’ultimo giorno dell’anno. E il tempo passa…