Vi ricordate la Guerra dei Roses? La storia di una coppIa che finisce per odiarsi al punto da cercare di uccidersi uno con l’altra? Mi è venuto in mente qualche giorno fa quando Zinga e Maio sembravano sul punto di mettersi le dita negli occhi.
Pur consapevole del fatto che la loro unione è un’altra cosa perché è basata solo sull’interesse e non certo sui sentimenti. Quindi per andare d”accordo ai due basterebbe rispettare Il contratto matrimoniale stilato con la supervisione nientemeno che dell’avvocato degli italiani, e firmato davanti al notaio Mattarella, sia pure contro voglia.
Zinga, infatti, avrebbe preferito dedicarsi alla ricostruzione del partito, mentre Maio pensa ancora al suo ex alleato. Certo lo trattava male, a volte diventava violento, ma era un vero capitano.
Comunque l’indole dei due protagonisti, uno mite e l’altro remissivo, sembra in grado di assicurare un lungo periodo di tranquillità.
I principali esponenti dei due partiti, che fino a qualche ora prima si guardavano in cagnesco, invece, non danno altrettante garanzie di stabilità.
A lungo andare potrebbero riemergere differenze e contrasti fino alla voglia di lanciare vaffa a tutto spiano. Certo nessuno arriverà al punto di desiderare la morte di qualcun altro ma la sua uscita di scena, quella si.
Difficile dimenticare che per lungo tempo i due schieramenti si sono reciprocamente accusati di essere il nemico pubblico numero uno.
Certo il potere unisce, appiana le differenze e attenua le tensioni, però il fuoco rimane sotto la cenere pronto a divampare.
Magari il matrimonio tra PD e M5S non finirà come la Guerra dei Roses con gli sposi appollaiati su un lampadario a sette o otto metri da terra, che litigano per l’ultima volta e poi fanno pace un attimo prima di schiantarsi al suolo. Al massimo cadrà il governo dei giallo roses e a farsi male saranno gli italiani.