Quattro voti al bar

La politica, che quest’anno non vuole andare in vacanza, tiene banco anche al bar.

Il tormentone di Ferragosto forse non sarà la solita litania in musica dei rapper di turno, che si sente in sottofondo, ma le possibili  elezioni a breve termine.

Il barista mi  ha spiegato che, in questi giorni, ha elaborato un modo tutto suo per classificare le opinioni degli avventori in base a quello che bevono.

Anzitutto tiene d’occhio i clienti che ordinano bibite e vino allo stesso tempo.  Quelli che non sono ne’ per l”alcolico ne’ per l’analcolico. Non amano sbilanciarsi. Mentre non hanno alcun dubbio se si tratta di elezioni anticipate.  In questo caso sono decisamente sbilanciati contro il voto in autunno, in primavera e in in qualunque altra stagione.

Invece chi beve vino bianco, di solito fermo, è favorevole ad andare alle urne al più presto perché questa è la volontà del popolo.

Mentre gli affezionati al rosso o, magari ,rosé frizzante,  non sono tutti d’accordo sul non voto.

“Se andiamo a votare adesso vince lui e rimane al potere per vent’anni. Così  ci ritroviamo tutti nella piazze a sfilare in camicia verde”- è la tesi più ricorrente.

“Ma se per evitare le elezioni il Renzi e altri del PD fanno un governo con i grillini e varano con loro la finanziaria va a finire che perdiamo anche quei quattro voti che ci sono rimasti. Se uno paga il conto di qualcun altro o è molto generoso o è un pistola!.”-sbotta un milanese di passaggio.

“Meglio tentare di andare al voto sperando che la lega non abbia tutto quel seguito?  Magari contando sul fatto che, a volte, chi vuole le elezioni a tutti i costi finisce male? la vedo dura anche così”-gli fa eco un altro amante del rosso.

Infine .sempre secondo il barista, i clienti più eleganti, quelli che, di solito, sorseggiano prosecco o spumante, negli ultimi tempi, a volte, chiedono vodka ghiacciata, giusto un dito, e si fanno delle gran risate fra loro. Poi parlano di governo istituzionale, del presidente, di garanzia e chissà quale altra formula astrusa di governo.

Al bar, come al senato, vince il partito del non voto.

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